Pasqualino R. Andretta

Ho due visioni di Lovisetto Adriano

Una la genesi gnostica della realtà interiore collegata alla realtà delle idee così come viene esemplificata da Platone

L’altra l’evolversi del più futuribile futuro, conoscenza diretta che l’arte in parte ci può dare.

Lovisetto parte dal bisogno di visualizzare la propria interiorità esprimendosi ed espandendosi nell’arte pittorica.

Il suo “trasognato” va a spiegare come il trasformismo sentimentale abbia da legarsi nella sperimentazione dell’essenziale, fondendosi come espressione di un voler comunicare e far comprendere mondi a noi così vicini ma lontani nell’immaginario .

Quelle assenze, quei vuoti in alcuni suoi quadri raggiungono lo scopo prefissato, quello di far conoscere il contenitore del vuoto gratificando l’idea iniziale con la “scoperta” dell’eterno materializzarsi.

Nell’altra visione, c’è una “personalità indicativa” naturalizzata in quei paesaggi che interpretano sia il tempo che passa, che il fermarsi del tempo stesso nell’anima introspettiva.

Queste articolazioni sfuggono alla paura dell’abbandono, trovandosi a colmare quel vuoto di cui siamo ormai consci.

Le intelligenti emozioni che ritroviamo nei suoi dipinti sono il ringraziamento e il modo di esprimersi di Lovisetto, ricercando nella continuità la creazione di motivi nuovi e mai inutili.

Aperture della mente quindi, per non ritrovarsi sconvolti in un mondo popolato dalla desolazione,

“incubo” del buio senza luce dopo tanto colore che vive in noi, ritrovandosi dopo essere stati accecati dal sole.

Un’ultima verità tratta dalla visione delle sue opere va a sentenziare queste parole:

“Non potendo essere ciò che si crea, poter essere ciò che è stato creato”

 fondersi (cioè) con la propria opera .

                                                                                                                                                                                                                  Pasqualino R. Andretta

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