Giuseppe Albahari
LA PITTURA EMOZIONALE DI ALBINA ABBATE
Quando è iniziato il percorso artistico di Albina Abbate? Difficile dirlo, perché il riferimento non è temporale, non rimanda ai primi disegni o ai primi acquerelli o ai primi dipinti, ma al sentimento, al bisogno di guardare alla creatività come antidoto alla banalità (non necessariamente reale, magari solo avvertita) del quotidiano.
Un percorso presumibilmente lungo, forse complesso, sicuramente consapevole; come dimostra la sua padronanza tecnica. Non è casuale, infatti, bensì frutto d’una formazione che la dice lunga sulla volontà dell’artista di assecondare un’esigenza espressiva che urgeva nel suo animo, che era stata custodita, o forse compressa, per troppo tempo, ma che non ha voluto liberare allo stato puro. Ha voluto invece contenerla in un tracciato tecnicamente valido, una scelta che si può leggere come forma di rispetto - che la pittrice si è posto a monte della sua manifestazione artistica - verso il fruitore, per quanto questi potesse essere animato da sentimento amicale.
Ed ecco i dipinti, infine.
Le cromie sono calde per i toni scelti, per una luce lontana dall’esplosione mediterranea, diresti crepuscolare, che accende ombre ma disdegna contrasti coloristici eccessivi. Gli oggetti dipinti sono “veri” in forza d’una lettura tutt’altro che fotografica, atteso che il loro realismo è un percettibile riflesso d’essenzialità. E il primato degli oggetti, assente la figura umana - corruttrice forse? Chissà! – è esaltato dal silenzio che si coglie avvolgente di immagini quiete e forse nostalgiche.
Il risultato finale è l’approdo ad opere palesemente generate da intime emozioni che comunicano emozioni: l’umanità che anima la pittura di Albina Abbate.
20 settembre 2015
Giuseppe Albahari
Giornalista e critico