Giorgio di Genova

GIORGIO dI GEnOVA critico e storico d’arte

Pitti grida pittura! Per Pitti la superficie della tela è uno spazio esistenziale, e perciò abitabile dal gesto pittorico, in quanto metafora del vissuto del momento. L’hic et nunc pittiano trova la sua verità nell’iperbole fisico-emotiva, com’era in un esponente dell’action painting quale Franz Kline. Per tale ragione la sua pennellata è sempre dilatata. Ma, a differenza dello statunitense, Pitti, anche se non è alieno da abbandoni al vagare, non ama far percorrere tragitti più o meno fissi al suo „nastro“ pittorico, né si limita al nero su bianco, spia di un temperamento sostanzialmente grafico, o, se si preferisce, sismografico dell’emotività. Pitti in quanto pittore, il colore così fortemente da avvertirlo come impresso sulla propria pelle, della quale la tela diventa il naturale prolungamento. In questo caso non si tratta di tatuaggi, ma di imbrattamenti, per così dire, liberatori di una pulsionalità irrefrenabile che è il frutto di uno sfogo in cui convivono sempre posteriormente, joie de vivre e timore del nulla. Pertanto Pitti marca il nulla della tela per riempire il bianco vuoto con gli urli cromatici della sua vitalità. Ecco perché i suoi ampi, e monumentali, contorcimenti cromatici, ottenuti attraverso rapidi colpi di pennello, si accampano sul bianco della tela, senza aver alcun bisogno di un fondo che li sostenga. Pitti grida pittura! Ogni suo dipinto è un grido di esistenzialità liberata.