Galleria Farini, Bologna
Sulla natura morta, genere principe del Secolo d’Oro dell’arte olandese e nordica, che trova nella famigerata Canestra di frutta del Caravaggio un parallelo e uno dei più alti esempi di mutamento per l’arte italiana, si ha l’avvio dell’ascesa di un genere pittorico che ha trovato una fortuna immensa nell’arte pittorica e che ha saputo trasferire il proprio valore anche nel medium contemporanea della fotografia.
Alessandra Casetta sembra aver preso a modello la moderna scelta di pittori di quella che può essere definita la prima grande avanguardia artistica, che trovava nel realismo mimetico del Cinque e del Seicento – che affonda le radici nell’influsso tra arte veneta e arte fiamminga e germanica – il suo punto apicale, e si è inserita con la propria ricerca artistica in questo filone in cui il dato sensibile viene ripetuto, tanto da parer più vero del vero.
Proponendo l’opera Fruit of the Loom, una natura morta dallo straordinario potere illusorio, Alessandra Casetta, come già detto, è stata definita proprio “Creatrice di Illusioni”, tanto da avvicinare la sua pittura ad un gioco intellettuale e quasi freudianamente perturbante, attraverso il quale a perdere per un momento l’equilibrio sono le percezioni dell’osservatore. Tali percezioni vengono ingannate dall’uso, magistrale, della tecnica del Trompe l’Oeil, più che in altre opere, qui l’artista riporta in auge quanto già all’epoca tardo rinascimentale alcuni artisti avevano fatto.