Dino Del Vecchio
Geometrie minimali
Il lavoro di Alessandro Bini è specificatamente solvibile in un continuum storico-artistico e in diversione con la tradizione post-modernista delle precedenti generazioni, che hanno privilegiato l’eclettismo presentando un’arte, eminentemente formale e attardata nel dispiegare l’eterodossia metafisica de-situata nella “citazione” (…) conserva un preciso umore e introduce tuttavia la “presentazione” di alcuni aspetti innegabili di un’influenza che dilata nell’epigonalità concettuale, per l’evidente convergenza che ravvisa la contaminazione con quelle ricerche, quelle di alcuni scultori, transitati nella contorsione di un radicalismo di rigore formale e di pensiero… Eminentemente utopico.
Le opere di Bini si configurano di una volumetria che constata un’assenza di peso in un sottile gioco mimetico che allude a significative conflittuali interrelazioni col “Formalismo costruttivo” - anni Settanta. In ciò, appare possibile rilevare una differenza. Guardando chiarificata l’intenzione a perseguire un linguaggio innovativo autonomo e in progress, osservate precise soluzioni fattuali, sembra riconosciuta la persistenza di una ricerca che avvalora, attraverso un sistema di piani e volumi, la presenza di un “progetto” che dilata nel design.
Il “supporto”, nel suo evolvere espressivo rivela con i suoi valori specifici, soluzioni che prevedono la scelta di un materiale, così detto povero. Un duplice valore, per tale scelta e per il successivo sviluppo plastico, raccoglie un dato conflittuale percepito nella staticità e nella flessibilità e offre soluzioni estetiche maturate in relazione al peso e alla leggerezza, all’interno di un clima espressivo e nel rigore linguistico della “compenetrazione”: la sospensione spazio-temporale che qualifica, sul piano della cultura, i valori della comunicazione. La fluidità dell’astrazione, soggiace nell’intrinseca ragione esistenziale del soggetto che riflette sull’idea di forma e materia…
Dino Del Vecchio