Silvia Cestari blogger di Ad Arte

"La ragione più grande del dipingere è che non c'è ragione di dipingere". Nel concetto paradossale espresso da Keith Haring, writer e genio visionario della cultura pop americana, risiede la motivazione essenziale che fin dalla più tenera età ha spinto la pittrice AMBRETTA ROSSI a dedicarsi alla figurazione, realizzando in prevalenza ritratti a carboncino e scene di vita quotidiana ad acquerello dalle quali traspaiono notazioni autobiografiche, riflessione critica e impegno sociale in una tessitura composita di pigmento liquido connesso ad un segno grafico ruvido e sicuro.

A quest'ultimo segmento, fondato sull'immediatezza e la transitorietà della luce, la Galleria Rinascenza Contemporanea a Torino dedica, fino al 4 febbraio, una rassegna con sedici tavole ad acquerello realizzate dall'artista nel 2019.

Ambretta Rossi dipinge dall'età di tre anni ad oggi senza conoscere pause, dividendosi fra il lavoro di educatrice con i giovani adolescenti e come assistente alla prima infanzia (0-3 anni), arrivando a confezionare un cospicuo repertorio di immagini di grande impatto narrativo e ritratti di profonda analisi psicologica. Forme ancor più accentuate dall'uso estemporaneo del carboncino, mezzo conforme ad una personalità volitiva dai tratti decisi e spontanei. Per contro, il lato più etereo, emotivo dell'autrice sembra affacciarsi nella pittura en plein air, interamente giocata sui contrasti chiaroscurali, talora rielaborati in studio con l'ausilio di fotografie scattate nelle ore più soleggiate. Anche le cornici connotano l'allestimento, con passepartout che esaltano la dominante cromatica dei soggetti e scandiscono il ritmico alternarsi di luci ed ombre (Donna con la spesa in viola).

Colori, pause, spazi vuoti e campiture piane dosati con sapienza accentuano il valore simbolico della composizione. Fare acquisti per rifornire la dispensa diventa un rito comunitario (Mattina al mercato, Mercato a Chivasso), genera un incontro di culture (Mondo globale), la piazza affollata di venditori ambulanti, variopinta centuria a presidio del quadrilatero romano, diviene luogo controverso di riscatto sociale e riqualificazione urbana (Mercato a Porta Palazzo). La tavolozza si fa più vivace per descrivere scene corali, sovrastate da lacerti di nubi grigio-azzurre, contrapposte ad ombre livide allungate sull'arido suolo in essenziali pennellate che lasciano libere ampie zone del foglio. 

Azioni semplici, abituali - come camminare, giocare a pallone, andare in bici - si caricano di significato per esprimere il mistero dell'esistenza, sintesi disarmante di semplicità e insondabile complessità. 

In tal modo Lo spazzino, imbracciati i suoi vessilli, diventa attore protagonista di una assolata mattina invernale, bucando la scena con i colori verde, viola, giallo della propria livrea metropolitana, assorto per un attimo sullo sfondo fuligginoso dell'asfalto e il verde bottiglia del tessuto urbano. Anche il copricapo, rosso come un faro, illumina il centro dello spazio relegando in secondo piano il semaforo e una donna con cane al guinzaglio, enigmatica figura comprimaria, forse attesa dalle amiche per il tradizionale caffè nel salotto buono della città.

Bolle di sapone si librano in cielo foriere di un roseo avvenire, lievi come la giovinezza, sospese tra gioco e maturità. Mentre in un dibattito di stringente attualità si colloca Emissioni zero, istantanea di una generazione schierata in prima linea nella difesa di istanze ambientaliste. 

Nel racconto per immagini di Ambretta Rossi, torinese, non mancano episodi autobiografici, un frammento del tragitto compiuto Sul 13; trovano spazio momenti lirici e intimisti nella Passeggiata domenicale di una coppia di anziani: i negozi deserti, le saracinesche abbassate e la parete sfregiata di una strada al crepuscolo. Come pure, infine, il pallone abbandonato sul manto erboso, si fa testimone della perenne staffetta fra generazioni ed emblema di struggente tenerezza in Nonnità.