Llivio Garbuglia

Se si legge l?opera d?arte di Andrea Erdas con criteri di ordine ragione-metafisica il lavoro d?arte nella insostenibile supposizione ha una sua ragionevolezza. La base del lavoro risulta una rinnovata fiducia nel cogliere aspetti e sfumature della realtà che non sarebbero altrimenti avvertibili.
Ma alla nostra sensibilità non può sfuggire l?enfasi del gesto del personaggio rappresentato, pure ammettendo la volontà di creare spazio; è del tutto accettabile la virtuosità eccessiva dell?impianto disegnativo comunque anticonvenzionale, dobbiamo riconoscere una scrittura mossa di una sensibilità alla Patrizio Beccaria, nei volti e in certi dettagli dello sfondo; interessante l?ipotesi ad una semplicità arcaizzante, con una introspezione che sfiora lo svelamento del carattere vita-quotidiano-essere. Nella contrapposizione delle figure si sente la volontà di rompere certi rigidi schemi formali.
La "varietà di curve", imprime alle immagini un ritmo di ondulazioni musicalissimo, echeggiato dal frusciante paesaggio ricco di elementi vegetali. Lo studio di particolari iconografici dei brani o di qualche motivo formale non si può supporre, quando si avverte la liberazione-memoria delle figure legate da un ritmo così persuasivo (raggruppamenti a forma chiusa alternati con linee dinamiche) ed ha rispondenze coloristiche che fondano una vitalità fisica esuberante, proprio nella proposta di identificazione della vita interpretata all?ordine arte-istinto.
Il lavoro di Erdas è custode di una sua propria volontà segreta che si conserva lucida, esce dal cenacolo del quotidiano, scompare lasciando la sua immagine chiusa nel cerchio di una parvenza di vita.
Immagine di un sovrasenso, ritrova nella sua affermazione segrete corrispondenze lette alla fisicità sfuggente e chagalliana, fino alla compostezza-caos, alla ragione metafisica.

Prof. Livio Garbuglia
Critico e storico dell?arte

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