Prof. Fabio Cicaloni Prof.ssa Paola Salvestroni

LA MIGLIORE SOCIETA’

LA NUOVA MOSTRA PERSONALE DELL’ARTISTA ANDREA FERRARI

con il patrocinio della FONDAZIONE ATLANTE

Si inaugura giovedì 4 gennaio alla galleria Il Quadrivio di Grosseto, in viale Sonnino 100, la nuova mostra personale del prolifico e apprezzato artista grossetana Andrea Ferrari. E’ la terza personale che l’artista organizza nella sua città per condividere i grandi successi di una stagione che lo ha visto protagonista in numerose esposizioni internazionali, come la Biennale Internazionale al Reale Belvedere di San Leucio di Caserta e la Biennale Internazionale di Mantova al Museo Gonzaga, ma anche in mostre di arte contemporanea di rilievo come la Mostra Concorso Arte Contemporanea Premio Città di Terni “Byron”, il Premio ART – E 2017 di Veroli o la Mostra Collettiva della Galleria di Palazzo Pretorio a Gubbio. Sempre in questo anno Ferrari è stato insignito del Premio Internazionale Brunelleschi a Firenze e del titolo di Artista Accademico Eccellente da parte del Centro Accademico Maison d’Art di Padova. Invitato alla Mostra Collettiva di Palazzo Fantuzzi a Bologna nel mese di dicembre, organizzata dalla rinomata Galleria Farini, la sua opera è entrata a far parte del volume della mostra che sarà oggetto di studio della facoltà di Estetica e Storia dell’arte dell’Università di Urbino.

Infine, per citare un altro esempio del grande valore di questo nostro artista, è stato selezionato per l’inserimento di due opere riprodotte, numerate ed archiviate nella collezione Sgarbi e la relativa pubblicazione nel volume “Gli Artisti nella Collezione Sgarbi“.

Questa terza personale comprende alcuni lavori dell’ultimissima produzione in cui la forza espressionista dei colori vibra fra i sinuosi contorni a carboncino, rappresentando con pennellate cariche e decise, personaggi talvolta inquietanti, altre volte non convenzionali, ma comunque ancora sulla linea del Kabarett berlinese, che l’artista aveva riprodotto nei lavori della sua seconda personale del settembre scorso. Queste ultime tele, molte per altro di grandi dimensioni, sono il frutto di un lavoro intenso in cui si intravede una forza espressiva matura e convinta, capace di riunire il simbolismo curioso della prima produzione con le immagini più lisce e meno pesanti della sua seconda fase espressionista. I personaggi sono finemente vestiti, spicca il quadrettato degli abiti maschili, e accentuati risultano i tratti emaciati dei visi o le caratteristiche modaiole di primo ‘900, con il monocolo sempre indossato, come se la realtà dovesse essere guardata solo da un occhio, per permettere all’altro di andare oltre e scrutare l’infinito fantastico. E quell’infinito, rappresentato nella danza cosmica, ora sembra ripetersi nella forma più intima dell’incubo o della revisione del sacro in un giudizio universale scarnificato e avvolto dai colori primari, così come anche la caduta degli angeli ribelli. Le forme manieriste e giunoniche si perdono su un fondo che è già di per sé opera sublime, innescando quindi un’idea di trasparenza della corporeità per tornare ad essere un tutt’uno con l’infinito e “naufragare” dolcemente in quel mare che è d’aria e fuoco.

La migliore società. Questo il titolo della terza personale di Andrea Ferrari. L’assonanza con l’opera pasoliniana (La meglio gioventù, raccolta di liriche in dialetto friulano, pubblicata nel 1954 per i Tipi di Sansoni) colloca con leggera naturalezza le nuove opere dell’artista sul piano di una poetica dell’immagine, di un gioco di analogie e figure, di correspondences che, manifestandosi sulle tele, disegnano la trama di un tessuto allegorico, le forme soltanto intuibili della “foresta di simboli” nascosta dietro il velo del reale. Figure femminili annoiate da una cultura trita e autoreferenziale, uomini autorevoli tronfi di potere, deformati dal vizio della tracotanza, delineano così il bestiario di un’umanità che si crede migliore e non percepisce i miasmi della propria decomposizione. Il sonno della ragione intorpidisce intelletto e corpi, generando mostri, rendendo mostri gli stessi personaggi, avvinghiati l’uno all’altro, appoggiati l’uno all’altro nel patetico tentativo di succhiarsi reciprocamente energie per mantenersi vivi. Su questo bel mondo indugia malinconicamente lo sguardo dello scrittore e del poeta, da sempre osservatori impotenti di fronte al tragico spettacolo delle miserie umane. E mentre tali miserie continuano a perpetrarsi, mentre la migliore società continua a recitare il suo ruolo, suscitando invidie e sinistri sentimenti, i veri migliori soccombono, oscurati dal teatrino degli eterodiretti. “La meglio gioventù va soto tera”. Ma la tragicità è insita nel destino dell’uomo; una ferita inguaribile lo ammorba e inesorabile ne provoca la continua caduta verso il basso.

La mostra sarà inaugurata giovedì 4 gennaio alle ore 17,30 e sarà aperta al pubblico fino al 14 gennaio con orario 11,00-13,00 e 17,00-20,00.