Prof.ssa Paola Salvestroni

 LA MEGLIO SOCIETA’

La migliore società. Questo il titolo della terza personale di Andrea Ferrari. L’assonanza con l’opera pasoliniana (La meglio gioventù, raccolta di liriche in dialetto friulano, pubblicata nel 1954 per i tipi di Sansoni) colloca con leggera naturalezza le nuove opere dell’artista sul piano di una poetica dell’immagine, di un gioco di analogie e figure, di corrispondences che, manifestandosi sulle tele, disegnano la trama di un tessuto allegorico, le forme soltanto intuibili della “foresta di simboli”nascosta dietro il velo del reale. Figure femminili annoiate da una cultura trita e autoreferenziale, uomini autorevoli tronfi di potere, deformati dal vizio della tracotanza, delineano così il bestiario di un’umanità che si crede migliore e non percepisce i miasmi della propria decomposizione. Il sonno della ragione intorpidisce intelletto e corpi, generando mostri, rendendo mostri gli stessi personaggi, avvinghiati l’uno all’altro, appoggiati l’uno all’altro nel patetico tentativo di succhiarsi reciprocamente energie per mantenersi vivi. Su questo bel mondo indugia malinconicamente lo sguardo dello scrittore e del poeta, da sempre osservatori impotenti di fronte al tragico spettacolo delle miserie umane. E mentre tali miserie continuano a perpetrarsi, mentre la migliore società continua a recitare il suo ruolo, suscitando invidie e sinistri sentimenti, i veri migliori soccombono, oscurati dal teatrino degli eterodiretti. “La meglio gioventù va soto tera”. Ma la tragicità é insita nel destino dell’uomo; una ferita inguaribile lo ammorba e inesorabile ne provoca la continua caduta verso il basso.

Paola Salvestroni