Isidoro Giannetto su "Il Punto Stampa"
E’ motivo di puro compiacimento avere l’opportunità di presentare la pittura di Angela, valutare, commentare e lodare per primo l’arte di una pittrice che si è fatta scoprire per caso, che ancora sto scoprendo, ma che subito si è confermata artista importante e valida in tutta la sua luminosa e rigorosa eleganza. E’ bello anche e mi lusinga potere affermare che se Angela alla frequentazione regolare e sistematica della pittura è arrivata tardi, il suo ardore e la dedizione non accennano a temperarsi e le sue creazioni sono sempre più evolute e mature e dense di marcata liricità.
Improvvisatrice di genio ed artista tenace Angela segue una rotta importante e difficile nel mare incerto di una pittura tipicamente italiana, con una volontà precisa di percorrere la migliore tradizione pittorica d’autore, con modi leggeri e naturali, con una pittura piacevole, viva, colorata, tipicamente nostra nel senso migliore della parola; genuina e preziosa proprio perché moderna espressione di classico, genuino e vincolante stile pittorico, con figure ben definite e rifinite che hanno il calore della carne e la pienezza di immagini illimitate, con pennellate che con assoluta immediatezza fanno scorgere il senso di testimonianze che fanno rivivere con freschezza esperienze di visioni sempre più divenute irripetibili. Tuttavia, va subito precisato che Angela è una pittrice la cui personalità evidente è aliena da rigide classificazioni e che incapsularla in un ruolo sarebbe farle torto perché è libera inventrice di uno stile personalissimo ed ideatrice di pitture specialissime nella forza di comunicazione e nelle lucide verità che esprimono, emblemi, in fondo, riconducibili a quel dettato etico contenuto nelle normative tridentine in materia di immagini, che pretendeva sino al possibile, dalla pittura, l’attenersi alla rappresentazione del vero; anche se è difficile stabilire quanto coscientemente, quanto istintivamente.
Le creazioni di Angela sono delle accurate costruzioni che evidenziano forme perfette su colori squillanti dai quali spuntano sovente lembi di colori inusuali come un annuncio di altre dimensioni possibili che l’artista sospende e differisce. Affascina il contrasto molto vivo degli accostamenti cromatici nei quali le gamme pur accese dei colori danno vita a figurazioni leggerissime, quasi evanescenti.
L’effetto ottenuto è normalmente una specie di giardino incantato, campito su fondi elegantemente fascinosi, come un cosmo dinanzi al quale l’osservatore è preso da una dolce sensazione di sognante incantamento. L’insieme, poi, sempre splendido ed incantevole, è sottolineato dallo spessore architettonico che si rivela senza incertezze e senza segreti, parte di un universo dinamico dotato di perfetto equilibrio. Una pittura ben fatta che rinnova il piacere sempre più raro di visioni limpide e tese, dirette e precise, impeccabili nella loro costruzione.
Sappiamo che nella pittura l’intero corpo umano, non solo il volto, è uno dei luoghi più espressivi che si conoscano; in esso tutto può essere significativo in ogni dettaglio. Nella pittura di Angela il corpo ha anche una sua specifica profondità, che si manifesta nella superficie, quella del tempo. Il tempo e lo spazio coesistono, infatti, nel corpo delle elette ricorrenti figure femminili: le forme e l’età vi depositano una storia, gli stati d’animo tutt’uno con l’armonia delle forme si trasformano in tratti distintivi pregnanti che cristallizzano il divenire facendolo trapassare nell’immobilità. Non sono le donne di Angela idoli arcaici alieni ma simboli auspicabilmente futuribili di sentimenti non inquinati dall’artificio che chiedono intorno a loro silenzio per sprigionare la forza che hanno, essere espressione o risposta dell’assolutezza del femminile che assilla l’artista la quale ama rifugiarsi nelle sue figure felice ed inquieta insieme per la consapevolezza ansiosa di una violenza esplicita o subdola che avverte, come costante minaccia di sempre più marcata approssimazione alla rarefazione di ogni metafisica.
Gli sfondi, gli oggetti, i contorni, l’ambientazione, come nature morte, tutte cose dipinte per il godimento della visione, sospesi all’effimero, contorno dell’immobilità delle protagoniste ma sempre atmosfere ispirate ed affascinanti, testimoniano i piaceri della vita e la loro vanità, i momenti lieti ed il loro trascorrere, l’utilità e la bellezza dei beni quotidiani ed il loro essere effimeri rispetto alla vita salvata e fissata nel dipinto. In questo senso, l’insieme delle pitture può essere considerato come emblema dell’individualità moderna nel suo multiforme mostrarsi, come superfici da interpretare nel loro manifestare passioni e simboli, luoghi della maturazione della vita, nutriti da essa, ogni vita ed ogni istante di vita una vittoria.
E’ pittura di profonda spiritualità quella di Angela o solo spumose idealizzazioni?
Mi chiedo da cosa derivi l’ossessivo interesse di Angela per queste visioni di corpi femminili piacevolissimi che ci offre nelle loro molteplici variazioni.
Nell’espressione di differenti passioni? Ricerca di travestimento, di simulazione, di dissimulazione, come un desiderio dell’artista di essere sempre diversa?
E’ solo creazione di superbe finzioni, intrinseca a quell’arte delle illusioni che è la pittura, che specie nei ritratti riplasma le persone e simula la presenza delle assenze. Si legge che nei suoi ritratti Rembrandt (nessun altro pittore ha mai eseguito tanti autoritratti) redime il tempo della caducità e che nei suoi dipinti non vi è alcuna traccia di vanità ma un messaggio di speranza espresso con contenuti personalissimi: la morte avanza con il progredire degli anni ma ogni istante di vita è un trionfo, una sicura vittoria sulla morte… Cresce e matura con la vita la morte, nutrendosi di essa, ma ogni istante di vita è una vittoria sulla morte.
“Cerco di immaginare come potrebbe essere l'effigie che cerco ... e mentre la figura matura sulla tela prendo il meglio che vedo manifestarsi nella mia immaginazione e nel mentre imparo ad amarla la mia figura ed a comprenderne il significato, totalmente concedendomi per assorbirne il momento, senza doverne conoscere la storia che non mi interessa… Attratta dalla situazione nuova, inaspettata, mi piace farmi intrigare profondamente…, mi carico di sensibilità Un gioco da fermare in un attimo, sulla tela…!”
Sapendole ascoltare, quante storie raccontano queste protagoniste di deliri amorosi, di vicende sentimentali appassionanti come romanzi! Le donne di Angela: “Oh anime indolenti, povere anime che sudano / luce e potere, che agognano amore” (Giovanna Sicari, Epoca immobile, Jaca Book).
Tinte calde, melodiose e con quelle tonalità avvolgenti fatte apposta per andare al cuore, sentite, ispirate dal sentimento, elaborate con tutta l’espressione dei desideri dell’animo. Pittura limpida e dolce fusa in eterna promessa carica di speranza, momento di idilliaca poesia e di rara bellezza. E’ una dote dell’arte sapere rendere grandi le piccole cose; di un’arte mirabile esprimere in maniera pregnante i pensieri intimi, i sentimenti comuni rivestititi di temi sereni, estreme semplicità, spontaneità ed ingenuità, perfino. Divagazioni sentimentali che colpiscono la fantasia, che partecipano nostalgia, commuovono ispirando un clima di soavità, esempio compiuto di tenera espressività romantica. Perché queste figure femminili di Angela hanno delle evidenze, di sogni, di desideri, di pensieri, di trepidanti attese, di appagamenti ... Tutte da scoprire, imprevedibili e piene di pathos; sono simbolo ed allegoria. C’è sempre in esse qualche cosa da vedere e da imparare, forse, la trepidazione del tempo che passa, la misteriosa pienezza del presente, l’attesa con la sua dimensione magica di sorpresa, riflessioni che percorrono la strada dei misteriosi cammini interiori verso la riappropriazione, liberando la memoria per riandare al passato, per rivivere nell’interiorità bellissime avventure, momenti magici, senza altri significati da ricercare, senza l’attesa di domande frastornanti. Sensazioni di pace senza attesa di risposte a ciò che inquieta; lontano l’interrogativo del pastore errante di Leopardi che si chiede il perché dell’esistenza… Sorprendente malia della pittura “amica nobile e potente e gradita a Dio…, che non delude mai quando si ricorre a lei”, come Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II) scriveva in una sua lettera a proposito della sua passione per la filosofia.
“L’importante è che ci sia la bellezza e che abbia la forza di rendere felice chi la cerca e l’apprezza; il resto non conta… Cercando la bellezza mi piace rincorrere ardite armonie femminili ed immagini effervescenti di sensualità, magica, anche se evanescente spesso, come la vita ci insegna…”
Non è il mio desiderio di raccontare che mi sta trascinando dall’osservazione della pittura di Angela alla invenzione dei pensieri e neanche sto confondendo quello che vedo con quello che vorrei vedere. Ho potuto osservare alcune figure mentre nascevano e molti dei pensieri che sto comunicando sono cresciuti assieme ad esse: le ho viste nascere e le ho sentite palpitare!
Sono figure femminili che invogliano all’immaginazione ed alla interpretazione, alla scoperta dell’intimo e del significato, coinvolgendo lo spettatore perché si senta a sua volta protagonista, invitandolo all’ascolto del silenzio nell’estatica luminosità che è nei segni del corpo, a partecipare a quel senso di intimità diretto, non metaforico, mai triviale. Si ha l’impressione di sentirsi guardati da persone in carne ed ossa, così vivi i volti e così veri gli sguardi sensualmente evocativi da sembrare che le figure vivono, animate dal nostro sguardo, magicamente invitato e coinvolto dal loro sguardo: Se non sono io per me, chi sarà per me? E quand’anche io pensi a me, che cosa sono io? E se non ora, quando? Si ode lo scorrere dei versi poetici del Talmud. E’ il momento dell’essere intimo prima dell’apparire… Dietro la porta assordanti premono lo stress, il vaneggiamento…
Non ci consegna intere vicende o le storie dei suoi personaggi Angela. Enuclea momenti intimi dilatandoli in tenere immagini simboliche; vuole colpire con la carica primigenia di certe emozioni, la tenerezza, lo slancio con cui ogni donna vorrebbe essere tenuta fra le braccia; evoca in uno stile metaforico ardente (o smanioso) i richiami d’amore, i sussulti del desiderio, l’attesa appassionante. E’ come se nella memoria dell’artista ogni soggetto ha impresso un calco di sé che è corporietà, non evanescente, testimonianza concreta del tempo: quello che fu, è e sarà; quello che è forse fu e sarà. Nell’interiorità della memoria, nei sentieri del desiderio, il tempo sta, torna e resiste, irrinunciabile compresenza della vita intera. E’ l’amore che è fatto e vive di memoria!
Scrupolosa è nelle pitture la ricerca della luce e del colore per realizzare la visione migliore nell’intento di rendere bello il soggetto, già solo per la forza dello stile: le cose che facciamo in determinate circostanze, in particolari momenti di tensione emotiva, emanano una luce diversa che le rende belle di per se, non espressione dei canoni e del modo rituale, perché esse stesse canone e modo per virtù della capacità percettiva dell’artista di entrare estaticamente nel cuore dei personaggi che dipinge, anche inventando lo spazio adatto, il luogo della conoscenza, dove collocarli per mostrarli, per farceli spiare. Quel che ci viene incontro e che raccogliamo nelle pitture di Angela è la bellezza delle linee e della dimensione fisica, sensuale di corpi femminili avvolti da linee morbide, ricolmi da voluttuosa vertigine, motivi iconografici arricchiti dalle giuste suggestioni dell’intimità, che riconducono alla bellezza colorata ed esuberante dell’Art Nouveau.
“Non mi interessa sapere che quel che faccio è stato fatto prima; lo faccio perché mi piace farlo, a modo mio, dedicando alle figure tutto il tempo che mi richiedono, una velatura, l’accentuazione di un tratto, la rifinitura di un sorriso, un’estasi da conquistare… Non posso non trattarle con fervida convinzione quelle anime che vivono sulla tela, vivificarle ritrasferendo in esse emozioni e sentimenti, nei loro volti che si delineano sconosciuti dapprima e che vedo maturare fino a sentirli amici e poi entrare nell’animo sfiorandone sogni, debolezze, paure e vederle vibrare e sentirle come parte di me. Nessun desiderio di anacronistiche restaurazioni di emozioni tramontate… Nell’intimità, nella solitudine, il culto della femminilità si conserva immutabile, è il mito per eccellenza! Inalienabile il modello dell’intrinseca sublimità dell’essere donna ed il suo significato più vero… Anche se vuoti possono apparirci i tempi o stranianti, come quelli che viviamo.”
Ammiriamo, allora, soprattutto le pause, la malia dello sguardo, l’esitazione, l’oblio e l’abbandono, l’incessante sfida alla fatalità, gli istanti di interiorità che nutrono, il desiderio che lasciano affiorare… Anche se talvolta le pitture possono apparirci oscurate da una selva di reminiscenze neo romantiche rivelano la luce che le permea, la meraviglia di ritrovare l’anima intatta, di ascoltare le voci che risuonano nell’aria densa della tela, riconoscerle e sentirle che si concedono per impossessarsi di noi, per un attimo, come fossero nostre, in quel loro attimo magico, inconsapevoli, maliziose, fioche, già sul punto di spegnersi… Ma quanta sincera tensione, quanta ansia, quanto desiderio di piacere, per un attimo esprimono queste figure, quanta emozione nel loro concedersi. Complessi i volti che emergono da situazioni e da piani diversi: immersi nella penombra, invitanti, provocatori, inebriati, avvolti ammalianti dal chiarore lunare, illuminati da cieli dorati, allegoria del mito... epifania di una saga inesplicabile che è nata con il mondo, che ha generato la vita ...
Talune figure, certamente simbolo del sentimento del sacro dell'Artista perché espressione della personale percezione dell'apogeo della femminilità, sono un rovello, costituiscono, senza alcun conflitto, il divario fra la donna soggetto e la donna oggetto, dissimulano lo smarrimento nella travagliata incapacità a capirsi, raffinano la disabilità di abitare il loro corpo, lodano la tensione metafisica a cercare il massimo, a non rassegnarsi all’assurdo ed al nulla del vivere; assente la denuncia dell’andazzo dell’incapacità di affrontare gli interrogativi dell’etica e dello spirito, affondati nelle tentazioni nichiliste… A chi obietta che talune figure sono meramente carnali o voluttuose può replicarsi che certamente l’Artista riconosce la sensualità quasi strutturale alla femminilità, qualità specifica, segno e radice della vita, condizione ‘naturale’ ineludibile, eccelsa quanto più prorompente; che in coerenza con questa concezione ammanta di delicate finezze la verità che vuole rivelarci, non usando gemiti o ghigni e neanche indecenze, solo armonie totali ed assolute e voluttuose malie.
“Perché non credere e non fidarsi della bellezza essenziale della donna nelle sue illimitate peculiarità e manifestazioni? Di sicuro c’è uno splendore spettacolare in ogni donna, sempre nuovo, imprevedibile. Occorre saperlo cogliere… Questo splendore fa uscire rafforzata la mia autostima; spero che sia così per tutti!”
Anche i libri, come le donne, sembrano tutti uguali a chi non capisce la lingua in cui sono scritti!
E’ per questa ragione che Angela vuole che, come stella del firmamento, inarrivabile, ogni volto si mostri eccitante e che ci interroghi: “Ma voi chi dite ch’io sia?” (Matteo 16,15). Le parole del mistero sublime si rispecchiano sui volti incantevoli che si prestano alle narrazioni più ricche e feconde. Non espressione probabile dell’inconscio: sono e si mostrano come li vediamo.
Come saranno veramente?
Avete coscienza della vostra identità? verrebbe da chiedere…
Stupenda
immacolata fortuna
per te tutte le culture del
regno
si sono aperte
e tu sei diventata la
regina
delle nostre ombre
per te gli uomini
hanno preso
innumerevoli voli
creato l’alveare del
pensiero
per te donna è sorto
il mormorio dell’acqua
unica grazia
e tremi per i tuoi
incantesimi
che sono nelle tue mani
e tu hai un sogno
per ogni estate
un figlio per ogni pianto
un sospetto d’amore
per ogni capello
ora sei donna tutto un
perdono
e così come ti abita
il pensiero divino
fiorirà in segreto
attorniato
dalla tua grazia.
(Alda Merini, Inno alla donna, da Clinica dell’abbandono, 2003).
A chi teme che la pittura non sappia più raccontare stati d’animo e tenerezza amorosa proponiamo le pitture di Angela, intime e malinconiche, con una capacità di dare luce all’immagine che ha confronti solo nella pittura classica; le tonalità armoniose e calde, i tratti precisi, intelligenti, puntuali, capaci di simulare o raccontare momenti estatici soffusi d’intensa sensualità. Sensibile, lirica l’artista nel suo modo non distaccato di riferirsi al mondo sentimentale dei sogni che abitano in segreto il cuore di ogni donna; la mano leggera nel creare forme che conservano una qualità di innocenza, in grado di mostrare piccole, intime felicità e contenuti di poesia ed intensi sguardi di intima naturalezza. Proprio quei toni di raccolta e calda poesia con i quali l’artista riveste gli stati d’animo più intimi delle sue figure ne fanno una pittrice intimista con notevoli qualità intrinseche, cioè durature: la sua non sarà un’apparizione effimera nell'universo dell'arte.
La previsione dell’accoglienza della sua pittura si sta già avverando.
Spesso, l’artista fissa sulla tela l’attimo di una farfalla, destinata a non occupare lo spazio incantato ma a vibrare in esso. Giunge la farfalla dalle notti oscure della sua autrice conservandone le tenebre o dalle sue estasi di artista, comunicandone la luce? Nei Pensées di Blaise Pascal possiamo leggere quello che potrebbe…, che immediatamente si attaglia alla pittura di Angela: “tutti i corpi, il firmamento, le stelle, la terra ed i suoi reami non valgono il più piccolo degli intelletti, poiché questo conosce tutto ciò e se stesso, mentre i corpi nulla.”
Possiamo individuare una forte spinta innovativa nella pittura di Angela, che piacerà a molti: la farfalla come semplice pretesto per raccontare la variopinta complessità degli esseri viventi ed il mistero e la magia dell’universo, capace di leggiadria e di speranze realizzabili. Non sempre la solitudine umana è una condanna inevitabile!
Veramente delizioso il modo di raccontare di Angela! Come a voler ricordare l’unico spazio dal quale un giorno siamo emersi, con il quale sarebbe estremamente pericoloso perdere il contatto, dove ognuno può essere se stesso, che possiamo sempre ritrovare nelle ali lievissime, festose e variopinte di una farfalla!
Anche se il “sempre” di una farfalla è qualche giorno appena!
Un particolare accenno merita, infine, la pittura di paesaggio di Angela.
Scenari reali o attendibili fanno da sfondo alla invenzione narrativa. Ed è immediato e coinvolgente il narrare per la non comune capacità dell’artista di cristallizzare luoghi magici e sospesi in una dimensione reale e fantastica insieme; soprattutto perché nelle visioni che racconta, nella cornice di magnifici scenari, rigorosamente, ‘professionalmente’ elaborati e composti (Angela è un ingegnere!) l’artista sa infondere una trepidazione che è al limite del fiabesco. Lontani mille miglia gli insulsi moderni panorami di molti, assolutamente estranei agli antichi ritmi naturali che l’artista ci mostra e che predilige, metodica, cauta, meticolosa, esuberante e romantica.
Esistono artisti che la mattina pianificano la loro giornata continuando le provocazioni nelle quali hanno scelto di impegnarsi. Altri si destano già preparati ad un’ennesima giornata di vita parassitaria. Rari coloro la cui funzione è riversare felicità e bellezza. Di questi è entrata a far parte Angela che cerca nella pittura la sua verità: recuperare la forza magica del mito femminile è per lei il modo di difendere il senso del mondo, dell’umanità. Benvenuta!
Tutte insieme le pitture di Angela fanno già parte di un’antologia ideale dell’arte al femminile. Costituiscono già un filo di Arianna di infallibile efficacia perché conducono a noi stessi, alle memorie, alle nostalgie, ai sogni di noi uomini e donne di questo tempo presente, che è meglio lasciare senza aggettivi.
Se è vero che “il cammino verso l’opera d’arte passa attraverso la solitudine” (R. M. Rilke), consola constatare che ogni passione ha il suo premio. Alla trascinante sensibilità artistica di Angela è stato dato quello di riuscire a realizzare immagini veritiere e profonde elaborando suggestive visioni epifaniche che innalzano la femminilità nella luce del divino, come immagine sublime della totalità, intrinseca impenetrabile vitalità che dà senso alla vita.
Un dono inestimabile, penso…
Mi viene in mente un insegnamento di Benedetto Croce; lo cerco nell'alveo della mia memoria scavato tanti anni addietro dalla fascinosa sapienza prorompente dell'indimenticabile pensatore. Altri tempi, che è bello rimpiangere!
Eccolo; “Ciò che piace e si cerca nell’arte, ciò che ci fa balzare il cuore e ci rapisce d’ammirazione, è la vita, il movimento, la commozione, il calore, il sentimento dell’artista: questo soltanto ci dà il criterio supremo per distinguere le opere d’arte vera da quelle di arte falsa…”
Così è.
Doverosamente aggiungendo che nella pittura di Angela significato e valore coesistono ed indissolubili si intrecciano.
Catania, febbraio 2006. Isidoro Giannetto