Francesco Armento

1984

La peculiarità caratteristica della pittura di Anna Vasile consiste nella volontà di rappresentazione dell'animo umano cosi complesso, poliedrico, proteiforme. E, in effetti, esiste nella decennale produzione un filo immaginario che lega i diversi periodi della sua arte, un autentico leit-motiv che ritorna prepotente ogni volta che l'artista cerca quasi di allontanarsene: è la analisi introspettiva come reinterpretazione della realtà.

Le frequenti immersioni in questo complicato macrocosmo, il desiderio di penetrare e comunicarci i misteri reconditi che vi trovano ricettacolo sono testimoniate dalle opere che, ininterrottamente, si susseguono a partire dal '74: Incubo ‘74 - Estasi '75 - Mistero '78 - Riflesso dell'inconscio '84 - Sogno del manichino '85 - Sacro e profano '85 , solo per ricordare i più significativi.

Rappresentare il metafisico, la fluidità del pensiero, il materialmente inesistente è la sfida che la Vasile si pone dinanzi al muto candore della tela. Sfida ardua, impegnativa, che richiede una continua astrazione dalla quotidiana e frustrante realtà che ci circonda, e la costringe ad immergersi nel flusso dinamico delle sensazioni partorite dall'animo umano.

Il prodotto artistico che ammiriamo non ammette compiacenze estetiche, ma si definisce come catarsi, meditazione, opera etica. I risultati di questo impegno possono essere apprezzati nella completezza dei valori grafici e coloristici: il tratto si fonde e si annulla in una tavolozza cromatica, astratta, eterea, la sola capace di rappresentare i frammenti del "cogito”. Il fruitore è stimolato a tal punto dalle sensazioni evocate e rappresentate che non fa fatica a lasciarsi trasportare nel flusso delle astrazioni sensoriali.

La Vasile consegue dei risultati artisticamente validi e di chiaro valore didattico: sono opere che parlano

"dell'animo all'animo' con un linguaggio semplice e privo di orpelli inutili che, in un simile contesto pittorico, avrebbero solamente appesantito il contenuto e compromesso l'esito finale.

La lettura completa di queste proiezioni immaginarie presume due livelli interpretativi: il primo tradizionale, agevole, costituito da figure conoscibili; l'altro richiede un impegno interpretativo allegorico dei simboli che materializzano l'inconscio umano.

La tematica pittorica, nel suo complesso, non è statica, cristalizzata in questa grande pepita: tenta altre strade, esprime altre comunicazioni, sperimenta nuove tecniche pittoriche, perchè l'arte è vita e questa è dinamismo.

Si avverte, a un certo punto, l'erompere di una ricchezza interiore che, pur restando ancorata al solido substrato onirico-metafisico, si espande nel vissuto quotidiano con le "Maternità"', “I fiori”, “I ritratti di Emily". Traspare dalle prime una tenace volontà protettiva evidenziata da calcolate sproporzioni tra i volti emaciati e pensosi e gli arti che afferrano e sostengono con possente dolcezza. La nudità materna ha in queste tele, come in altre, un valore puramente allegorico, capace di infondere nel fruitore un senso di pudicizia e castità.

Le "'Maternità", nella loro perizia compositiva, si presentano con un armonica fusione di luci ed ombre che conferiscono ai soggetti un tono ieratico, evidenziato da quella gamma di colori fini e delicati che sono la proiezione del sentimento rappresentato.

Siamo in presenza di un'artista che opera con uno stile semplice ed elegante, accessibile a vaste categorie di fruitori, mai scevro - comunque - da una tensione comunicativa che qualifica il prodotto finale.

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