ELENA GOLLINI - BIENNALE MILANO 2015
La pittura racconta la sua storia. Questa storia resta impressa nella materia della pittura, una materia sensibile, mobile, malleabile, intrisa dell'eco della vibratile mano dell'artista. Una materia che, ora più densa, ora più rarefatta, attraversa piani e prospettive differenti e coniuga in commistione armoniosi equilibri di scenari narrativi. In questa orchestrazione la luce acquista un ruolo da protagonista: si unisce e si accorpa alla materia, senza mai rimanere fagocitata da essa, accompagna e modula la forma e la ingloba in sé. Con il mutare della luce e della sua incidenza, la materia si modifica e si trasforma gradualmente. In questo avvicendarsi di differenti stati d'aggregazione, di differenti intensità cromatiche, di differenti fasi luminose, di differenti atmosfere, così come nella metamorfosi continua e progressiva della materia, si delinea la storia che la pittura di Annamaria Lo Bello ci racconta. Per lei la materia della pittura è il colore, la pasta cromatica composta dalle molteplici sfumature. La pittura non è concepita come rappresentazione oggettiva e il colore non è un semplice mezzo di lavoro né strumento qualunque, bensì si qualifica come realtà autonoma. E’ una realtà che la Lo Bello può praticare e nella quale può identificarsi per esprimere il proprio stato interiore e il moto dell'animo. Ella, tra tutte le materie, considera la pittura come la più adatta alla manipolazione, quella che nel potenziale espressivo è la più pronta ad assumere l'impronta della sua sensibilità, la più simile all'anima e all'essenza della filosofia, che attende i segni che la memoria e il sentimento vogliono imprimerle. Le opere trasmettono le pulsioni interiori e introspettive che la guidano nell'atto creativo. Per l’artista la materia pittorica è impressionabile, poiché assorbe e trattiene le sensazioni, le percezioni e le passioni, che si posano sulla sua superficie.
Per la Lo Bello la materia pittorica ha una vita sua propria ed è pronta ad accogliere echi, richiami e memorie; è concepita come una "presenza assoluta", un presente assoluto e il presente non è altro che un futuro che diventa passato, un "passato che non fu mai presente" rievocando le parole di Gilles Deleuze. Per lei la materia pittorica è in perfetta analogia con il fluire della vita, con la memoria del vissuto e dell'esistenza. Nella materia della pittura ci sono tutte le materie del mondo. L’operato artistico della Lo Bello si inserisce nella tendenza a voler rappresentare e inquadrare la materia della pittura con un valore autonomo intrinseco, scevro da condizionamenti e forzature convenzionali, uscendo dagli schemi e dai meccanismi standardizzati, per cercare un'espressione stilistica alternativa e non consueta. L'interesse appassionato per la pittura si congiunge alla vivace curiosità nella sperimentazione di materiali diversi per natura e nella loro aggregazione e fusione. La sua spinta sperimentale permette di scoprire i segreti più reconditi della lavorazione di tali materiali e di ottenere la miglior resa nelle soluzioni proposte. Per l’artista la pittura è politematica, fatta di materiali e componenti eterogenei e di stratificazioni multiformi. Nelle immagini di tendenza e orientamento astratto-informale, talvolta arricchite e integrate da una matrice di figurativo stilizzato, la prospettiva spaziale si trasforma in prospettiva cromatica. Il colore, denso, intenso e corposo, diventa un fattore primario e fondante del suo fare arte. Il ruolo dominante e determinante del colore, all'interno delle composizioni, è indice di una formula espressiva che nasce e scaturisce direttamente dalle emozioni e si alimenta di quanto generato dall'animo dell'autrice, producendo un'operazione creativa che risolve e fa confluire la fase dell'ideazione in quella dell'esecuzione.
E’ la via del fare quella che la Lo Bello vuole percorrere, nell'incontro interattivo e compartecipe con l'essenza sostanziale costitutiva della pittura, basata sul gesto che nasce da uno stimolo d'impulso profondo, accompagna i materiali e si adegua ad essi nell'elaborazione. Nella sua tendenza all'arte astratta aspira a rendere visibile l'invisibile. La sua pittura ha la funzione di dare corpo all'invisibile e la materia, presentata nella sua più recondita valenza intrinseca, allude al piano della dimensione spirituale e introspettiva. La pittura della Lo Bello suggerisce l'essenza degli elementi e la sua mano è guidata e sorretta da quella che Bachelard definisce "l'immaginazione materiale". Nella scala di parametro con la realtà, le immagini sono concepite secondo una visionarietà cosmica e universale e attraverso la prospettiva di "cosmografia" del mondo che ispirano la vena creativa dell'autrice. Il ciclo artistico della Lo Bello convoglia in una pittura visionaria, con la tendenza a valicare i bordi, a sfuggire ad ogni delimitazione, a suggerire allo spettatore uno sconfinamento al di là dei perimetri delimitanti, dove la materia pittorica non si fa metafora della realtà, ma "metonimicamente" si protende verso essa.
Elena Gollini - curatrice d'arte e giornalista