Daniela Puzzovio

Il talento è figlio naturale o adottivo? Si troverebbe in nuce dentro di noi, attendendo solo di essere risvegliato, attraverso una condizione esterna, oppure va coltivato, costruito? Entrambi. La prima espressione creativa di Annamaria si palesa a tre anni come lei stessa racconta, su una tavoletta di legno; da adolescente inizia un percorso formativo al VI Liceo Artistico di Roma, e qui prosegue specializzandosi allʼAccademia del Superfluo con indirizzo decorazioni pittoriche. Poi trasferitasi negli Stati Uniti intorno alla metà degli anni novanta, sperimenta le tecniche per ʻle trompe lʼoeilʼ, e lʼaffresco. La sua energia vitale abbisogna di grandi spazi fisici; è come se lʼindagine di sé (e qui si parla di un Sé chʼè un tuttʼuno con ʻla-persona-artistaʼ), avesse la necessità di partire dallʼambiente naturale e sociale, dal macro al microcosmo. Come a dire che per osservarsi ed indagarsi individualmente occorre prima aver esplorato il territorio esterno, lʼambiente; ancora una volta la dicotomia interno-esterno, macro-micro, materia-spirito, forma e contenuto, chiede di essere risolta. Nel corso della storia, per motivi dettati dal contesto socio-politico-economico, i diversi generi dellʼarte, dalla natura morta, alla figura umana, ai motivi floreali, agli astratti rappresentavano di volta in volta, categorie inferiori o superiori, e per lo stesso motivo nel Medioevo si distinguevano le arti liberali per una più alta considerazione rispetto a quelle meccaniche; allo stesso modo lo stile, oggi altro non è che il motivo prescelto dallʼartista contemporaneo per dare voce al suo linguaggio, per dare diritto di cittadinanza a quella chʼè la sua ʻweltanschauungʼ, la sua personale, soggettiva visione del mondo. Quindi cosa ci vogliono comunicare le opere di Annamaria Mazzini? Ed anche, il ʻcomeʼ è già di per sé un contenuto? Certamente. Anche se il tema può essere un pretesto, la mia personale tesi si sposa con quella esposta da Francesco De Sanctis: tal forma, tal contenuto. E dunque non a caso, il percorso formativo ed espressivo di questa artista coincide col passaggio da forme decorative a rappresentazioni di autoritratti e nudi: la sua ricerca di un senso allʼesistenza, alla propria, attraverso lʼidentità corporea, la presa di coscienza del proprio ʻessere-donnaʼ attraverso la nudità, che risulta essere la fotografia psichica dellʼartista. Come ogni artista, monologa con sé, e simultaneamente comunica al mondo la personale visione delle cose, attraverso un lessico dove le tecniche miste assolvono al soddisfacimento di un bisogno vitale, sensoriale. Unʼarte quasi sibillina, nel senso stretto della divinazione, che preconizza la manifestazione della malattia, nel momento in cui dipinge frequentemente seni: di li a poco le verrà diagnosticato un carcinoma. Quindi veicola la sua espressione addirittura attraverso lʼuso di garze, di cui si era impossessata tempo prima durante il suo soggiorno in America, quasi a voler proteggere le opere, come volesse proteggere la vita. Come si spiega? Poteri sovrannaturali, fenomeni paranormali? Niente di tutto questo; semplicemente, il percorso di genesi dellʼartista è di entrare in contatto, attraverso il fare dellʼopera, con parti profonde di sé, potremmo dire col nucleo vitale che è al tempo stesso unione di materia e spirito, giungendovi, questo si, con unʼintuizione. Una volta scesa così in profondità, e toccato il nucleo, si ritrova a portare in superficie quello che solo la sua vita, in quanto artefice, sa di lei, ne possiede la verità: solo la nostra parte più pura, conosce il nostro passato, presente e futuro. E il mondo rappresentato è un mondo della forma e del colore, chʼè perfettamente coerente con gli stati vitali del momento: ai nudi quasi neoclassici dalla luce calda, fanno seguito nel periodo della malattia astratti cupi, che nel dissolvimento della materia, sembra vogliano dar voce al dolore fisico e psicologico, generato dal tumore. Arte, divinazione, terapia, autocoscienza, preghiera, certo è che con tutto questo riesce a far dono di sé, usando i sensi. Comʼè stato spiegato da recenti studi di psicologia, il piacere dei sensi non si può disgiungere dalla mente, così per fare un parallelo il mio piacere di godere di quellʼopera dʼarte, è data dalla mia idea di arte, e da come questa idea è andata formandosi; esattamente come un buon vino, attraverso il gusto sollecita non solo gli altri sensi, ma evoca stati emotivi, suscitandone di più variegati e raffinati nei conoscitori piuttosto che nei profani. Infine, premesso che ogni lettura critica è accettabile solo nella misura in cui sa essere autocritica, la considerazione più importante è, che ognuno trovi la propria lettura interpretativa, attraverso il piacere della scoperta di questʼuniverso femminile: la capacità rigenerativa, indomita, incessante, positiva e creativa dellʼessere umano, rappresenta in Annamaria Mazzini una forza indistruttibile della natura. Daniela