Dott. Alberto D’Atanasio (Docente MIUR dell’Arte ed Estetica dei Linguaggi Visivi Accademia Santa Giulia di Brescia)
Scritto storico artistico di Alberto D’Atanasio
Artista Antonella Bonaffini
Se il termine espressionismo indica, in senso molto generale, un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali ed espressivi, allora in tal senso, il termine espressionismo prende una valenza molto universale. Al pari del termine “classico”, che esprime sempre il concetto di misura e armonia, o di “barocco”, che caratterizza ogni manifestazione legata al fantasioso o all’irregolare, il termine “espressionismo” è sinonimo di deformazione. Ma nel suo specifico filosofico estetico l’espressionismo si poneva, e si pone, come antitesi all’essenza che ha motivato l’impressionismo. Se per Monet, Renoir e Pisarro il moto che permetteva la scintilla dell’ispirazione era dall’esterno verso l’interno, natura - coscienza dell’artista, per gli artisti espressionisti , in particolar modo Vlaminck, Derain, Kirchner e le prime opere ritrattistiche di Matisse, quel moto così ineffabile e intenso era opposto, cioè dall’interno, dalla coscienza, dall’anima, verso l’esterno, ovvero il supporto dove la pittura diveniva colore, forma, segno.
E’ da qui che ha genesi il pensiero estetico che permette di comprendere il fare arte di Antonella Bonaffini, le sue opere sono il volto, la forma, la voce, la poesia della sua anima che diviene immagine e quindi visibile tutti. Quest’artista ha una capacità particolare, molto rara negli artisti, quella di usare tinte e forme che si dipanano sul supporto, sembra quasi che l’artista abbia dovuto fermare l’ispirazione prima che il tempo se la prendesse per relegarla nell’oblio.
Nelle sue opere tutto sembra in divenire. Crono ha permesso che la clessidra si fermasse perché verità e bellezza potessero avere la meglio su discordia e inganno e la gioia potesse entrare nel palcoscenico della vita. In ogni sua opera si esplicita palesemente la parafrasi del quadro di Agnolo Bronzino, Allegoria del trionfo di Venere, collocabile nella produzione ante il 1550. Ogni sua opera è sintesi di un concetto che è più poetico che figurativo, Perché ciò che, in effetti, muove lo spirito artistico della Bonaffini, non è soltanto quello del pittore ma anche quello del poeta.
La poesia è un altro aspetto fondamentale per avere percezione del pensiero Estetico di quest’artista.
Nelle sue liriche ci sono descritte in poesia le immagini che poi compone su tela. E’ soffio, è incanto del verbo che diviene colore, immagine, figura. E’ qui che appare poetico il suo armonizzare i colori, la sua pennellata a tratti sfuggente, in altri corposa quasi che il pensiero divenuto colore voglia per mano dell’artista urlare la sua presenza o cantare la sua compagnia. Come un esploratore che usa per orientarsi invece che bussola e sestante, il pennello e la penna, il suo stile e la cifra non sempre appare omogenea ed è in questo l’incanto di una donna che nel suo femminile si trova in un incanto che a lei appare sacro e quindi ogni volta contempla la novità dell’esplorazione e della scoperta. D’altra parte anche in Matisse o Derainè evidente lo stesso particolare. Antonella Bonaffini è come quei clown che lei stessa ritrae, un clown che riesce a stupire e ricolma l’animo di bellezza dopo le immagini impresse dagli acrobati e dalle fiere domate. In alcune sue opere, in particolare nei volti, che ricordano quelli di Amedeo Modigliani il quale si suggestionò dello stesso cosmo manierista, si riscopre nei toni e nella composizione la parafrasi di un brano di Emily Dickinson, il n°249 della numerazione Johnson, soprattutto in questo passaggio: “Futili – i venti – Per un Cuore in porto – Via il Compasso – Via la Mappa! Vogare nell’Eden – Ah, il Mare!”
Alberto D’Atanasio
Scritto storico artistico di Alberto D’Atanasio
Artista Antonella Bonaffini
Se il termine espressionismo indica, in senso molto generale, un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali ed espressivi, allora in tal senso, il termine espressionismo prende una valenza molto universale. Al pari del termine “classico”, che esprime sempre il concetto di misura e armonia, o di “barocco”, che caratterizza ogni manifestazione legata al fantasioso o all’irregolare, il termine “espressionismo” è sinonimo di deformazione. Ma nel suo specifico filosofico estetico l’espressionismo si poneva, e si pone, come antitesi all’essenza che ha motivato l’impressionismo. Se per Monet, Renoir e Pisarro il moto che permetteva la scintilla dell’ispirazione era dall’esterno verso l’interno, natura - coscienza dell’artista, per gli artisti espressionisti , in particolar modo Vlaminck, Derain, Kirchner e le prime opere ritrattistiche di Matisse, quel moto così ineffabile e intenso era opposto, cioè dall’interno, dalla coscienza, dall’anima, verso l’esterno, ovvero il supporto dove la pittura diveniva colore, forma, segno.
E’ da qui che ha genesi il pensiero estetico che permette di comprendere il fare arte di Antonella Bonaffini, le sue opere sono il volto, la forma, la voce, la poesia della sua anima che diviene immagine e quindi visibile tutti. Quest’artista ha una capacità particolare, molto rara negli artisti, quella di usare tinte e forme che si dipanano sul supporto, sembra quasi che l’artista abbia dovuto fermare l’ispirazione prima che il tempo se la prendesse per relegarla nell’oblio.
Nelle sue opere tutto sembra in divenire. Crono ha permesso che la clessidra si fermasse perché verità e bellezza potessero avere la meglio su discordia e inganno e la gioia potesse entrare nel palcoscenico della vita. In ogni sua opera si esplicita palesemente la parafrasi del quadro di Agnolo Bronzino, Allegoria del trionfo di Venere, collocabile nella produzione ante il 1550. Ogni sua opera è sintesi di un concetto che è più poetico che figurativo, Perché ciò che, in effetti, muove lo spirito artistico della Bonaffini, non è soltanto quello del pittore ma anche quello del poeta.
La poesia è un altro aspetto fondamentale per avere percezione del pensiero Estetico di quest’artista.
Nelle sue liriche ci sono descritte in poesia le immagini che poi compone su tela. E’ soffio, è incanto del verbo che diviene colore, immagine, figura. E’ qui che appare poetico il suo armonizzare i colori, la sua pennellata a tratti sfuggente, in altri corposa quasi che il pensiero divenuto colore voglia per mano dell’artista urlare la sua presenza o cantare la sua compagnia. Come un esploratore che usa per orientarsi invece che bussola e sestante, il pennello e la penna, il suo stile e la cifra non sempre appare omogenea ed è in questo l’incanto di una donna che nel suo femminile si trova in un incanto che a lei appare sacro e quindi ogni volta contempla la novità dell’esplorazione e della scoperta. D’altra parte anche in Matisse o Derainè evidente lo stesso particolare. Antonella Bonaffini è come quei clown che lei stessa ritrae, un clown che riesce a stupire e ricolma l’animo di bellezza dopo le immagini impresse dagli acrobati e dalle fiere domate. In alcune sue opere, in particolare nei volti, che ricordano quelli di Amedeo Modigliani il quale si suggestionò dello stesso cosmo manierista, si riscopre nei toni e nella composizione la parafrasi di un brano di Emily Dickinson, il n°249 della numerazione Johnson, soprattutto in questo passaggio: “Futili – i venti – Per un Cuore in porto – Via il Compasso – Via la Mappa! Vogare nell’Eden – Ah, il Mare!”
Alberto D’Atanasio
Docente MIUR dell’Arte ed Estetica dei Linguaggi Visivi
Accademia Santa Giulia di Brescia