Giorgio Agnisola Edoardo Maffei

Cosa spinge Antonella Botticelli a produrre opere astratte e materiche caratterizzate soprattutto dal bianco e dal nero, utilizzando catrami, acrilici e pigmenti e materiali diversi, su cui interviene talora con colori preziosi o forti, in sottofondo o in superficie, come ori o rossi, i primi a impreziosire lo spartito materico, i secondi a segnare lo spazio più drammaticamente, quasi a indicare un taglio o una ferita di fontaniana memoria? 

Per rispondere occorre andare all’origine del segno informale, al suo bisogno primigenio di negare la realtà per ritrovarla, per sancire che l’arte è di fatto linguaggio autonomo: esperienza che va al di là, oltre la realtà stessa e non è giustificata dal solo occhio realistico.

Botticelli indaga appunto una realtà interiore. La insegue a partire da una materia spessa e rugosa, trattata egualmente con impulsività e lucidità. Il segno assume talora un movimento avvolgente, orientato a comporre come un reticolo, un intreccio insolubile nel rilievo sfibrato della superficie. L’opera nell’intrico dei segni sembra contenere uno spazio cavo, misterioso. Altre volte il segno si dispiega in spartiti più sonori e dilatati, ora densi ora rarefatti, in cui si lasciano trapelare profili vagamente allusivi di una realtà fantastica, immaginaria, onirica. In questo caso più che coprire e nascondere l’artista svela, rivela, apre lo sguardo, lo approfondisce, acuendone la prospettiva, lo distende in lontananza. La dimensione inconscia e surreale qui è palese e non di rado altresì quella sognante. Un sogno che appare tuttavia insieme mitico e drammatico, nell’aprirsi di prospettive arcaiche e persino apocalittiche. E che testimonia la capacità visionaria dell’artista. Una visionarietà contenuta e raccontata dalla grafia scomposta del segno, sentita come urgenza di una sensibilità che si apre e dispiega ad abbracciare il mondo. La materia diventa così specchio di un’anima, percorso di vita. Emana insomma una sorta di spiritualità dall’arte di Botticelli, una spiritualità invero in genere sofferente, persino crucifera. Come se lo spazio fosse sacrificio, conflitto. Se alcuni lavori, soprattutto i primi, si caratterizzano per uno dimensione cromatica di fondo, una sorta di quinta entro cui si sviluppa la dinamica informale, in seguito il segno prende decisamente il sopravvento nella sua totalità fantastica, fino ad identificarsi come percorso che va dal generale al particolare. E’ appunto nel particolare che quest’arte rivela i suoi preziosismi cromatici, le sue aperture in termini di immaginazione e di sogno. Un particolare che rivela altresì tutta la meticolosa elaborazione dell’opera, che testimonia per altro verso il vigilato mestiere.

Giorgio Agnisola


Antonella Botticelli e' nata a Benevento nel 1971..

Cresciuta artisticamente sotto la guida del maestro Crescenzo Del Vecchio, dopo gli esordi figurativi approda ad una pittura informale dal forte connotato materico. “La sua arte, in equilibrio tra visionarietà ed astrazione, recupera un segno carico di energia e dai forti contrasti tonali. E’ all’interno di questa espressività tesa e a volte drammatica che l’artista rincorre una sua dimensione esistenziale, caratterizzata da un forte rispecchiamento psicologico ed emozionale” ( Giorgio Agnisola). Ha partecipato a significative mostre collettive e tenuto personali in varie città italiane e all’estero. Di lei hanno scritto, tra gli altri: Giorgio Agnisola, Francesco Chetta, Luigi Crescibene, Rosalba Coppola, Edoardo Maffeo,Ilde Rampino. Articoli e recensioni sono apparsi sui seguenti periodici o quotidiani:Vive ed opera a Maddaloni (Ce)

(Giorgio Agnisola)



“Nel caso di Antonella Botticelli la luce ed il colore si amalgamano alla materia, senza mai soccombere, seguono la forma, ma non subiscono un ordine gerarchico. Con il variare della luce e della sua densità, la materia pittorica stessa assume nuove connotazioni, assorbendo forme, graffì e intendimenti espressivi. Questo percorso di diverse intensità cromatiche, di diverse stratificazioni luminose, queste variazioni di atmosfere, questa metamorfosi continua di forme e materia è l’autentica storia che la sua pittura racconta.

Edoardo Maffeo