GIACOMO LODETTI

Questo secondo appuntamento col Premio Movimento nelle Segrete di Bocca, nato da un progetto di Giorgio Lodetti e da lui ben realizzato con la collaborazione di Victoria Fernandez, Sara Fontana e Antonio D’Amico, caratterizza il proprio aspetto più positivo coi numeri: 117 gli attuali partecipanti,contro gli 80 del 2004; 80 le località di provenienza contro le 40 della volta scorsa. A conferma della capacità di far crescere la propria forza di penetrazione nel contesto sociale a sostegno e promozione dell’arte in senso lato. La libreria Bocca da sempre, infatti, nel corso della gestione della famiglia Lodetti, opera nel mondo dell’arte a 360 gradi, tanto nel mercato, avendo relazioni con clienti in tutto ilmondo, quanto nello spirito, sostenendo anche economicamente ogni iniziativa tesa a far conoscereaspetti meno noti dell’attività artistica. Oramai è cosa universalmente conosciuta che l’arte moderna nasce dalla rottura del rapporto realtà e sua rappresentazione, rottura col passato, con le tradizioni e con le regole che per secoli avevano orientato la produzione artistica. Tutti sanno pure che la critica per quanto si affanni a trovare un quadro unitario alla frantumazione e alla proliferazione dei linguaggi artistici contemporanei, dimostra sempre meno la capacità di capire cosa accadrà nel prossimo futuro, perciò tende ad orientarsi su quel presente e su quelle iniziative che possano e sappiano finanziarla. Menna aveva tentato nella sua “Linea analitica dell’arte moderna” di dare alla critica uno statuto più rigoroso che le consentisse di reggere il passo con lo sviluppo della scienza, ma aveva riconosciuto con sufficiente documentazione che la singola opera d’arte oggi non ha un solo significato, ma tanti, complessi e non tutti decifrabili. Sbagliava anche Ballo quando sosteneva che l’arte se è vera è sempre compresa subito da tutti, basti pensare cosa sosteneva Filippo Baldinucci, colto storico dell’arte, tra i più intelligenti informatori italiani di cose olandesi, di Rembrandt: “pittore di assai più credito che valore”. La Alpers, poi, la più famosa e dotata allieva di Gombrich, nel suo “Arte del descrivere” indicava al pubblico italiano la strada per capire la pittura olandese del ‘600 che non solo da noi veniva ignorata, ma pure disprezzava, contrariamente a quanto accadeva con gli inglesi presso i quali era largamente diffusa ed apprezzata. Il contesto attuale di questa prefazione limita la possibilità di fornire ulteriori esempi di incomprensione, nel tempo e nello spazio, dell’opera d’arte, ma credetemi, sono pressoché infiniti e tutti dello stesso segno: “tutti hanno qualcosa da insegnare, pur avendo tutti sostenuto qualcosa di sbagliato”.....

Giacomo Lodetti