VALERIO DEHÒ
Sulla pittura di Antonietta Corsini
(English text below)
La pittura talvolta prende strade nascoste che costeggiano sentimenti e paure profonde, il lato della pittura solare spesso presuppone il suo contrario, in un confronto a distanza che non ha vincitori né vinti, ma che soprattutto serve ad arricchire l’opera attraverso la stringente poetica costruita dall’artista. Così dipingere ormai è una pratica liberata da ogni pudore e soprattutto, dopo la negazione novecentesca si affaccia a territori subliminali, in cui tra visibile e invisibile si instaura un legame profondo quanto evocativo.
Del resto a questo serve l’arte. A far emergere il nascosto sentimento delle cose, i segreti celati dietro l’apparenza. La pittura di Antonietta Corsini attinge a questo patrimonio di coscienza e di conoscenza celato in questo diaframma, nel colore opalescente, nelle diafane apparizioni figurali. L’artista dimostra una particolare capacità ed esperienza, nonostante la giovane età, nel saper creare un universo magico in cui i paradigmi dell’informale e le necessità della figurazione trovano una sintesi che è certamente equilibrio, senza essere mai scontata. Su tutto prevale una atmosfera aurorale e segreta, come di un universo che si dischiude lentamente alla vita. Sono visibili dei veri e propri stadi di avanzamento di una luce cangiante che colpisce lo spazio pittorico e gli dà vita. In questo modo i valori tonali non hanno mai una finalità semplicemente autoreferenziale, ma dialogano con un percorso visivo che non conosce soste. Il segno agisce progressivamente e sempre accompagnato dal colore da cui mai si dissocia, se non per brevi ed episodiche occasioni. Ma soprattutto è estremamente interessante questa capacità della Corsini di mettere insieme generi pittorici differenti oppure di andare in una direzione in cui gli elementi ritmici e decorativi trovano una soluzione all’interno dell’opera e non si situano mai al suo esterno. L’artista distribuisce questa modalità facendo in modo di creare un tempo di attesa che è mistero e sospensione.
In questo si legge certamente una certa memoria di elegiaca bellezza, quasi una forma di adesione ideale ad una visionarietà che ha origini nella pittura tardo ottocentesca, venata di sfumature ideali e adornata di simboli raffinati e malinconici. Ma invece l’artista non cede mai alla tentazione della citazione, correggendo, soprattutto attraverso un attento pattern pittorico, ogni inflessione storicistica. Per questo i quadri della Corsini vanno letti con occhi contemporanei. Non vi sono tendenze a semplificare una lettura che si richiama, nella sua semplicità, a quella pittura che non ama nascondersi, ma che anzi sa richiamare il segreto della forma, l’essenza del colore che si fa materia. Ed è questo affondo nell’originario, cioè in ciò da cui ogni cosa ha inizio, che si decide il destino di questi lavori che hanno il segno dell’apparizione, ma che sanno porsi anche in una dimensione di scoperta attraverso un procedere pittorico che somma la pittura alla sua negazione, che aggiunge, togliendo. Si protrae il senso di una infinita riscrittura dell’arte che si fa strumento, non solo in nuove apparizioni, ma anche della certezza che non vi sono dati definitivi attorno alla poetica, quanto piuttosto degli episodi da colmare con il vuoto dell’attesa. Tale sospensione in Antonietta Corsini equivale anche a una messa tra parentesi della parusia, come figura retorica oltre che come stato di fatto (si potrebbe dire esistenziale) della pittura stessa. Se non vi è nessuna latenza, nemmeno la superficie si increspa di senso. Allora queste opere assumono non il significato di svelamento, quanto di eterna certezza che la pittura non può descrivere il mondo, ma deve invece occuparsi di ciò che è nascente, aurorale, segreto. Solo così la regolarità dei ritmi visivi, la materialità del colore, trovano accordi con la luminescenza diffusa. E’ un riverbero di un’essenza e di una spiritualità che deve ancora maturarsi nella ricerca, ma che ha le premesse di un’alba di luce.
VALERIO DEHÒ
On Antonietta Corsini’s Painting
Paintings sometimes take hidden roads which travel through deep feelings and fears. The bright side of painting sometimes presupposes its opposite in a faraway comparison which has neither winners nor vanquished, but which serves above all to enrich the work of art through urgent poetics created by the artist. Thus painting has become a practice liberated from modesty and especially after the negation of the twentieth-century it has reached subliminial places, in which a profound and evocative bond has been established between the visible and invisible. This should be the purpose of art in any case – to let the hidden sentiment of things, the secrets concealed behind appearance emerge. Antonietta Corsini’s paintings draws on this heritage of conscience and awareness hidden in this diaphragm, in opalescent colour and transparent apparitions of figures. The artist shows a particular abililty and experience despite her young age in creating a magical universe in which the paradigms of the informal and the need for representation find a synthesis which is certainly equilibrium, without ever being obvious.
Her paintings are pervaded by an atmosphere of dawn and secrecy, as in a universe slowly revealing itself to life. The various stages in the progress of a changing light are visible and these strike the pictorial space and give it life. In this way the tonal values never have a simply self-referencing purpose, but dialogue with a visible course that has no stops. The sign acts progressively and is always accompanied by a colour it is never separated from, except for brief and episodic moments. What is of particular interest is Corsini’s ability to put together different pictoral genres or to go in a direction in which the rythmical and decorative elements find a solution within the work of art and never on the outside. The artist distributes this procedure by creating a waiting time which is both mystery and suspense. One can read in this a certain memory of elegiac beauty, almost a form of ideal adherence to visionary thought which has its origins in paintings of the late eighteenth-century, veined with shades of ideals and adorned with refined and melancholy symbols. However the artist never falls into the temptation of quoting and corrects, especially through a careful pictoral pattern, each historical inflection. For this reason Corsini’s paintings are to be seen with contemporary eyes. There are no tendencies to simplify an interpretation which recalls, in its simplicity, that painting that does not wish to hide but which retrieves the secret of form and the essence of colour which becomes matter. It is this sinking into the original state, that from which everything has a beginning, that the destiny of these works art is decided upon works which bear the sign of apparition, but which can place themselves in a dimension of discovery through a pictoral procedure which sums the painting to its negation, which adding, also takes away. The sense of an infinite rewriting of art as instrument is protracted, not only in new apparitions, but also in the certainty that there are no definitive facts around poetics, but rather episodes which have to be filled with the emptiness of waiting. Such suspension in Antionietta Corsini’s works is equivalent also to a parusia, a figure of speech, as a rhetoric figure as well as a fact of being (it could be said existential) of the painting itself. If there is no latency, not even the surface is ruffled by sense. Therefore these paintings do not take on the significance of revelation, but rather eternal certainty that the painting cannot describe the world but must instead deal with what is nascent, dawning, secret. Only in this way can the regularity of visual rhythms, the materiality of colour find harmony with the diffused luminescence. It is a reflection of an essence and spirituality which must still mature in the search but which has the start of a dawning light.
VALERIO DEHÒ
Info: [email protected]
www.antoniettacorsini.com