Prof. Franco Migliaccio
Armanda Linardi ha svolto un percorso esplorativo nel campo delle arti visive per potersi orientare al meglio nell’elaborazione di una propria cifra stilistica e di una poetica densa e matura. Gli affanni iniziali, particolarmente gravosi per una che, come la nostra artista, fa della scrupolosità e della precisione un fatto determinante dell’opera, sono stati abbondantemente premiati dagli esiti di una ricerca che non ha mancato di dare ottimi frutti, risultati veramente fecondi. Su tutto ciò ha sicuramente influito la dote della tenacia che ha talora sfiorato la vera e propria caparbietà o l’ostinazione. Armanda non è fra quelle artiste che si accontenta di un risultato approssimativo ed estemporaneo; per lei tutto deve funzionare alla perfezione e ogni elemento concettuale ed ideativo si deve perfettamente incastrare nel tessuto organico della forma, della composizione e dei colori, combaciandovi perfettamente.
Il colore è forse il dato fondamentale delle sue opere. E’ un colore che non descrive ma evoca, che non racconta con pedanteria ma si apre alla bellezza con le sue incantevoli capacità metamorfiche in grado di irretire lo sguardo e di provocare emozioni leggiadre. E’ il risultato di una sensibilità graduata armonicamente nell’individuare e sostenere stati emozionali e precise condizioni di spirito. Il suo più recente ciclo di lavori, dedicato all’epoca, ai miti e alle idealità della cosiddetta “Beat generation” è fondato sulla memoria, sui ricordi, sui sogni che talune fantasie avevano a suo tempo esercitato su ognuno di noi. Armanda rivive l’epopea dei Ginsberg, dei Kerouac e dei Sanguinetti in maniera disincantata, senza malinconie o struggenti nostalgie ma con la gioia di una vera e propria rimpatriata nella quale, per un momento, tutti potremo essere ancora insieme per festeggiare felicemente una sorta di anniversario.
Il mondo di Armanda Linardi è animato dalla fantasia, indubitabilmente sempre fervida. La fantasia sorregge i suoi racconti visivi fatti visioni fulminee, e sorregge anche le linee percettive di una iconografia sempre varia e sospinta da un ottimismo che sembra il dato fondante della sua visione umana. Racconti che sono un pò realtà e un po’ memoria, un po’ fantasticherie e un po’ sogni, un po’ verità e un po’ bugie. Il dilemma si dilegua nell’atteggiamento che saremo costretti ad assumere nel seguire le evoluzioni garbate ed intense di una pittura sincera, che si dispiega con buona tecnica e con tantissima capacità di invenzione che ci spinge verso un mondo indefinibile, ai confini del vero. La sua è veramente una pittura sincera e generosa che, di fatto, non è nient’altro che la proiezione del ricco mondo interiore e dell’umanità profonda della nostra Armanda.
Insomma non sarà un caso che la nostra artista, al concorso recentemente indetto dalla Regione Lombardia, sia risultata tra le primissime vincitrice della Rassegna “Trasparenza d’Autore”. O no?
13 Marzo 2017 Franco Migliaccio