Anna Soricaro
Michele Riefolo
Rilievi policromi’ con molta appropriatezza potrei definire i lavori di Riefolo. Sensazioni e pensieri vengono fermati una volta per sempre con olii ispessiti liberati dall’oppressionismo mentale in cui sono radicati. Lo scorrere del colore rimaneggiato con le dita crea onde voluttuose e corpose esprimendo la vitalità di alcuni viaggi che lo ispirano; rossi e gialli largiscono libertà trovando ispirazione da elementi naturali: acqua, terra, fuoco e vegetali che nella rappresentazione dell’umano sono quasi sempre posti come una culla. Gli elementi sono l’archè, il principio a cui tutti i filosofi si sono ispirati, mosso da questo prologo, l’artista ‘filosofeggia con pennelli’ esprimendo, in fondo, parte di sé, del proprio trascorso, della propria cultura. Le sue opere trasudano di sperimentazione saggiando continuamente nuove tecniche rivolgendosi ad osservatori desiderosi di conoscere e pronti a lasciarsi invadere da alchimiche sensazioni che si liberano dai suoi incisivi tratti. Il calco cromatico dei suoi lavori si ispessisce al punto di diventare materia, una materia che rappresenta una sfida, una sfida nella quale la pura intuizione, la spontaneità e l’ingenuità possono essere vincenti. E’ difficile spiegare le forme uscenti dal suo lavoro se non raffigurandole con altre forme la cui origine e il cui scopo è indistinto e sfuggente. Da ciò deriva una gradinata, livelli che hanno una direzione mirata. In fondo il significato dei suoi lavori si chiude un attimo prima di trasferirsi in parole. Di fronte ad un tela vuota rompe i canoni cercando sempre un equilibrio di colori/forme, positivo/negativo. Se l’importanza concettuale e simbolica viene celata in ogni lavoro e resta custodita nella mente di Refolo, lo spessore del colore o perlomeno la luce dei suoi olii non scompaiono. I suoi lavori non terminano e non iniziano, sono concentrati di impasti cromatici delimitati dalle dimensioni del supporto che è il solo che barriera la resa finale. L’autenticità delle opere di Refolo sta nella sua incessante apertura ad un dialogo di luoghi e/o mondi diversi e ci pone di fronte alla elaborazione o evocazione di un tempo e di un luogo.