Eraldo Di Vita (Critico d’Arte)
L’estrazione padana di Aurelio Villanova l’ho scoperta in un suo dipinto dal titolo: “Naviglio” che, probabilmente, ritrae uno scorcio dell’Alzaia Naviglio Pavese”, vicino alla Darsena di Milano.
Con quei colori sgargianti che illuminano l’acqua e il cielo, una concezione lontana dal clima cupo e nebbioso milanese, ma ottimisticamente rappresentato da questo dipinto o altri come: “ Vicolo dei lavandai”, sempre sul Naviglio a Milano e “Piazza Vecchia” di Bergamo. Mai nessuno al mondo aveva rappresentato, in questo clima di gioia coloristica, uno scorcio milanese. Il mio amico Monteverdi lo ha capito immediatamente quando dice che in lui non mancano riflussi di motivi impressionisti, contenuti nei limiti di un ispirazione lirica. La pittura di Aurelio Villanova è un lento percorso verso l’identità di disegno e pittura, in altri termini verso una pittura in cui le forme vengono disegnate dal colore direttamente sulla tela, per ottenere maggiori vibrazioni di luce ed atmosfera. In sostanza si tratta di una maturazione conseguita attraverso l’esercizio e l’esperienza.
Opere come “Anguria”, “Garofani e rose”, “Composizione”, “Vaso di fiori” o “Papaveri e viole”, ci fanno scoprire come l’ispirazione di questo pittore arriva ad essere “limpida come l’acqua di fonte” e alcune sue atmosfere, con graduazione cromatiche personalissime, acquistano accenti di grandi elegia dove predomina l’effetto sentimentale. L’incontro con il sole vero e il cielo terso aiutano Villanova a portare alla luce un mondo definitivo, quell’esigenza di una nuova tavolozza dedicate alle tonalità più accese, dove la pittura riassorbe il disegno e si trasforma in un caleidoscopio di colori. Le opere di Aurelio Villanova sono realizzate con una pittura ora veloce, ora fatta di sedimentazioni delle paste cromatiche, ora a tocchi di pennello alla Bonnard, ma sempre piene di luce. L’indubbia facilità di mano di questo artista riesce ad impregnarsi di poesia e di spontaneità.
Villanova, da pittore di razza, usa il colore per dare forma alle sue composizioni, quasi da sembrare delle fisionomie astratte, senza nessuna intenzione compositiva.
Ciò che preme a Villanova è soprattutto lo spettacolo del colore, per raggiungere il quale è anche disposto a spingere le scansioni della sua figurazione fino ai bordi dell’astrazione, come in “Composizione” o “Garofani e rose”, ma anche lo spettacolo delle forme, per raggiungere il quale non ha paura di deformare e movimentare espressionisticamente le immagini, dove la linea pittorica allusiva al disegno è assorbita dalle ritmiche pennellate di colore, senza cadere nell’informale puro.
Aurelio Villanova resta il “pittore del colore e dell’ottimismo”, un personaggio che ha saputo modellare la sua vita di uomo con le caratteristiche di artista puro.