Franco Rizzi (giornalista e critico d'arte).


Gash Art: quando l'arte esce dagli spazi abituali per riscoprire il linguaggio della bellezza.

Il principio era il Verbo... Si potrebbe biblicamente iniziare così, dove evidentemente il verbo, la parola, è quella necessaria per raccontare il percorso artistico e umano di Calogero Salemi da Racalmuto, trasferito in Brianza nel 1990.

Il logos, inteso come racconto o come favola, poi diventano lingua comune a tutti gli uomini, inizia dai racconti fatti sulle pietre rupestri con i segni, il linguaggio muto che ha segnato il nascere delle civiltà primitive e il cammino della storia.

E dentro questo segno primitivo, che ha studiato e imparato a conoscere, Salemi continua la sua ricerca, precisa, meticolosa, nel campo delle forme, nell'uso dei materiali, nell'approccio all'opera d'arte, con una radicata vocazione culturale e una personale vitalità trasversale.

La trasversalità è importante e necessaria, perchè permette di cogliere al meglio ciò che può essere offerto all'arte contemporanea con un'apertura alle diverse forme artistiche e, in particolare, verso quei campi che consentano di uscire dagli spazi abituali per scoprire, costruendolo, un altro se stesso, del tutto nuovo e diverso per modi e contenuti dal precedente che avevamo conosciuto.

Ciò che infatti maggiormente stupisce analizzando il suo percorso, è la costante novità che si evidenzia nel suo operare.

Il Salemi del segno materico, che parte dalla materia per provocare emozioni, o l'artista che si cimenta con il gasbeton smaltato in un esercizio scultoreo di continua sottrazione sino ad ottenere figure concrete e cromaticamente esaltanti, oggi sembra non esistere più. In questo passaggio del suo percorso artistico, entra infatti in scena, prorompente, la Gash Art, ovvero l'Arte della squarcio che, dopo tante ricerche, gli permette di arrivare a un discorso di pura essenzialità, dove il messaggio da cogliere è più immediato, sia che ci si trovi di fronte a dei Riflessi d'acqua o in presenza di quelli che lui con molta proprietà chiama Squarci di tramonto.

La prima impressione può essere quella di trovarsi di fronte a tele monocrome, con dei tagli alla maniera di Lucio Fontana, ma poi ci si accorge dell'insieme di sfumature e delle varianti di colore che offrono all'opera d'arte e lo spettatore, con l'immagine che si modifica in seguito allo spostarsi nella spazio di chi guarda. Questo spostarsi crea varianti di colore, di forma e di volumi, accentuate dal supporto posteriore, che non fa solo da sfondo, ma contribuisce a modificare o a intensificare l'effetto luminoso.

La tecnica, in cui gioca un ruolo importante l'istintività, è quella di aggredire la tela squarciandola con semplici taglierini e poi di operare una serie di legature a doppio nodo sulle quali si stendono diverse mani di smalto e di acrilico opacizzante, reso lucido dalla colle per accentuarne le sfumature. Verrebbe da dire pittura e scultura insieme, in un processo che consente all'artista di andare oltre la tela, oltre il quadro, un'apertura verso l'altrove, che potrebbe essere indifferentemente un ambito dello spazio o un luogo della mente. Quindi non propriamente o solamente un veicolo dell'immaginario consueto e per certi aspetti rassicurante, ma soprattutto uno strumento di sradicamento dei conformismi e una visione innovativa sino al punto da diventare eversiva. Contenuti e forma sono sovrapposti, sino ad intrecciarsi, creando immagini tridimensionali. Tutto questo porta a riconoscere in lui numerose valenze, tra cui quella di essere portatore di una rappresentazione del mondo e della vita che, lontanissima dall'essere banale, stereotipata o cristallizzata dentro schematismi precostituiti, fa di lui un di quegli artisti che non lasciano mai indifferente lo spettatore delle loro opere. La bellezza salverà il mondo scrisse Fedor Dostoevskij. Niente di più vero dalla notte dei tempi sino ad oggi. Salemi ci prova, ci sta provando mettendoci del suo. Quando si ha una grande storia da raccontare, importante è trovare la chiave giusta per farlo....

Franco Rizzi.