Guido Folco Storico d’Arte

 LA MATERIA DELLO SPIRITO
Luglio 2011

Come non pensare che l'arte possa essere anche, se non soprattutto, sfida all'attualità, al tempo, all'immortalita'?
Ne e' esempio contemporaneo l'opera di Carla Bertoli, coraggiosa interpretazione di un linguaggio per immagini, segni e colori, quindi universale ed eterno nella sua immediata percezione.
L'artista guarda il mondo, lo scorrere del tempo, l'avvicendarsi della storia e dei suoi protagonisti, piu' o meno noti oppure di quotidiana e familiare vicinanza e ne delinea lo spirito in un disfacimento corporale formale e cromatico.
Metafora dell'effimera esistenza umana, l'opera di Carla Bertoli sembra interrogare l'osservatore sul senso della vita e sull'eterno conflitto tra spiritualità e fisicita'.
Il colore intenso, l'utilizzo di materiali in sovrapposizione a creare tridimensionalita', quasi una scultura a mosaico, affermano una consistenza materiale dell'essere, ne indagano l'essenza, ma allo stesso tempo quest'operazione dell'autrice viene come dissolta nell'onirica visione del soggetto, che sembra sfuggire alle regole anatomiche, sfaldarsi nel sogno e nell'immaginazione.
Nel variegato mondo di Carla Bertoli trovano posto anche personaggi famosi, assurti a icona della modernita'. A loro, omaggio alla vita e all'ideale, l'artista ha dedicato opere di forte intensita.

Ad esempio, l'opera intitolata "The Silence of Marina Abramovic" incentrata sulla figura dell'autrice serba nata a Belgrado nel 1946, divenuta famosa per le sue installazioni con cui crea un dialogo serrato tra opera e pubblico, tra corpo e mente.
Carla Bertoli, in questo ritratto dell'autrice, compie quindi un'operazione semiotica sull'essere, interpretando il corpo come 'contenitore di emozioni'. Il colore irreale e contrastato, tra blu e nero, ne delinea tratti piu' psicologici che fisici, lasciando fluire energia e intensa drammaticita'.
Anche "Twiggy Forever" rivela nuove impostazioni e ottiche interpretative.
Diversi punti focali, nell'opera di Carla Bertoli, concentrano la percezione dell'osservatore e lo inducono ad esplorare un universo cromatico che va ben oltre una tradizionale raffigurazione. Occhi, labbra, monili, guance: il viso della modella inglese e' rappresentato nella sua essenza di icona della modernita', con un gioco sottile di svelamento della realta', che trasforma il vero in fantasia.
Nel fotografico contrasto positivo-negativo, il volto assume valenza di strumento di comunicazione, messaggio subliminale e mediatico. La cultura pop rende miti i personaggi o, al contrario, sono questi ultimi a trasformare l'arte in specchio dei tempi.
In "Reflection" Carla Bertoli recupera la sua tradizione familiare e la sua formazione creativa: figlia di un Maestro Orafo che ha esposto per la ditta Cusi di Milano al Moma di New York negli anni 50/55, Carla Bertoli respira da subito l'aria dell'arte, del gusto, del bello.
Tra le sue passioni, anche l'amore per le pietre dure e i cristalli, da cui, in pittura, trae spunto per comunicare energia, interazione, comunicabilita'. L'opera rispecchia quindi anche la cultura dell'antico e dell'innovazione, come ricerca e azzardo nel proporre elementi complementari, ma distanti per concettualismo e cultura.
In questo dualismo tra corpo e anima, nella sua visione simbolica della raffigurazione del reale e dell'immaginario, dell'umano e del divino, Carla Bertoli crea i presupposti per un'arte sapiente e colta, che tiene in considerazione il passato per affrontare il presente e il futuro. non si trovano mosaici tradizionali, nei suoi lavori, bensi' frammenti cromatici di vita convulsa, globalizzata, assemblata in un meticciato concettuale simbolico di tessere di esistenza, tra storia e percezione personale; non icone mistiche, ma volti enigmatici che spalancano mondi interiori; non monumentali affreschi, bensi' pitture che celebrano il quotidiano con l'intensita' focalizzata nello sguardo, in un particolare che diventa universale.
Nella metamorfosi epidermica dei soggetti rappresentati, la materia dei pigmenti e della pittura sembra voler mutare, trasformare in profondita' l'essenza dell'uomo, elevando e trasfigurando la miseria della nostra condizione con un afflato spirituale che si potrebbe definire metafisico, in quella sua aspirazione al distacco dalla carne, dal vero, dalla vita, dal tempo, sublimando dolore, gioia, emozione. Anche per questo, l'arte di Carla Bertoli assume valenza dialettica culturale trasversale, aprendo nuovi percorsi interpretativi anticonvenzionali e isolati, originali nella loro personalissima visione dell'essere.

Guido Folco