Monica Benoldi
Il buon senso c?era, ma se ne stava
nascosto per paura del senso comune.
Non sempre ciò che vien dopo è
progresso.
Alessandro Manzoni (1785 ? 1873)
C?è una favola dietro
ai quadri di Carlo Govoni
Ho avuto
l?occasione di incontrare Carlo Govoni, un pittore che per la prima volta
presentiamo ai lettori di Reporter. E? nato a Reggio Emilia, ma dai tempi del
liceo si è allontanato dalla nostra città e pertanto non abbiamo avuto molte
occasioni per avvicinarlo.
Ora sta
esponendo alcuni suoi quadri all?Arcoiris Gallery di corso Garibaldi 23 ed ho
avuto modo di parlare con lui.
Gli ho
chiesto: Come vedi l?arte contemporanea?
Carlo mi ha
risposto con molta calma: E? una domanda
non semplice. Mi piacerebbe spiegartela con una favola.
Quale
fiaba mi racconti?
"I vestiti nuovi dell'Imperatore.?
Se non sbaglio è una
favola di Hans Christian Andersen?
Esatto.
Ma questa
storia non parla di arte contemporanea?
E? vero, ma ascoltami e capirai.
C?era una
volta un regno dove i sudditi erano fedeli al loro sovrano e si credevano
persone evolute. Un giorno arrivarono due furbacchioni che si vantavano di
saper tessere la tela più bella del mondo. Una tela che aveva la caratteristica
di essere ben visibile alle persone di elevata cultura e non poteva essere
vista dagli ignoranti e da coloro che non erano all?altezza della loro carica.
Continua
pure, perché proprio non me la ricordo.
I due
furbacchioni si misero a fingere di tessere una tela inesistente, iniziarono a
dire che aveva dei colori bellissimi ed era leggerissima. I dignitari di corte
che si avvicinavano al telaio non vedevano nulla, ma non avevano il coraggio di
dirlo e dichiaravano di ammirare una stoffa splendida. Finito il lavoro i due
si recarono dall?Imperatore e gli confezionarono un vestito. Tutti i servitori
e i cortigiani si misero a dire che era proprio un abito bellissimo.
L?Imperatore non era proprio convinto, si accorgeva di non avere nulla addosso,
ma per evitare di essere considerato uno sciocco pagò profumatamente i due
furbastri.
Proprio quel
giorno l?Imperatore doveva sfilare per la via principale della città e decise
di farlo col vestito nuovo.
Come sai le
parole corrono in fretta e nel paese si diffuse la voce che il vestito poteva
essere visto solo da chi era intelligente e all?altezza del suo ruolo sociale.
Il corteo si formò immediatamente. Prima le guardie a cavallo, poi i soldati
che reggevano il baldacchino e sotto l?imperatore vestito di nulla. Dietro i
paggetti che reggevano uno strascico inesistente. La gente lungo le strade e
dalle finestre non voleva apparire stupida e tutti dicevano: «Che meraviglia il
nuovo vestito! Che splendida stoffa! Che fantastico strascico!» Tutte queste
esclamazioni si prolungarono per molto tempo. Ad un tratto tutti sentirono la
voce di un bambino: «Ma l?Imperatore non ha niente addosso!» Il padre esclamò:
«Sentite la voce dell?innocenza!»
Una donna
sussurrò: «Un bambino dice che l?Imperatore non ha niente addosso!» Un?altra
ripeté la stessa frase. In un attimo tutte le persone dissero «Non ha proprio
niente addosso!»
L?Imperatore
capì che avevano ragione, tenne duro, cercò di darsi un contegno. I ciambellani
fecero altrettanto, ma ormai la grottesca menzogna non reggeva più.
Ecco: questa
è l?arte contemporanea.
Quindi il vestito dell?Imperatore sono i quadri moderni?
Esatto, sono
quei quadri, come quelli astratti o quelli che sembrano dei bozzetti, dove non
c?è arte. Tutti quei quadri che possono essere eseguiti anche da chi non ha mai
toccato un pennello. I due furbastri sono quelli che li elogiano. I sudditi
sono gli uomini d?oggi: si credono evoluti ma non lo sono. Capiscono che la
verità è un?altra ma non hanno il coraggio di dirla ?per paura del senso
comune?.
Vuoi dire che viviamo nel momento
in cui l?Imperatore è appena uscito dal palazzo. Stiamo elogiando opere d?arte
inesistenti e deve ancora arrivare il bambino che esclami: «Ma che cavolate
avete appeso alle vostre pareti!»
Hai capito
perfettamente. Oggi si stanno riempiendo pagine e pagine di cataloghi e di
libri d?arte dove sono state fotografate tele imbrattate, opere senza senso,
banali, infantili e le presentano come se fossero capolavori. Purtroppo non è
ancora arrivato il bambino che dice: «queste cose le so fare anch?io.» Questa è
l?arte contemporanea: un gigantesco condizionamento collettivo che fa vedere alle
persone dei valori dentro ad opere che ne sono prive.
Secondo te c?è una spiegazione sul fatto che nella società attuale le
persone accettino passivamente il pensiero dominante?
Ritengo che
le spiegazioni siano parecchie. Forse uno dei primi a darla è stato Étienne de La Boétie (1530-1563) nel suo
discorso sulla servitù volontaria. Questo pensatore francese ha analizzato bene
la pulsione che spinge gli uomini a sottomettersi. Adeguarsi diventa una scelta
comoda e priva di rischi. Prova a pensare: è più facile e meno rischioso fare
il cortigiano di un prepotente piuttosto che contestarlo. Così milioni di
persone chinano la testa e tacciono.
Il piegarsi
e ?seguire la corrente? lo vedi come un grave problema?
Lo ritengo un
problema enorme; è una delle cause principali del nostro declino sociale. Oggi
se non hai l?appoggio dei furbastri non vai avanti. In questo modo le persone o
si adeguano o si allontanano dall?arte. C?è una terza strada che però
pochissimi percorrono: ragionare con la propria testa e reagire. Questa terza
via è ben sintetizzata in una frase Henry
Ford (1863-1947): ?Pensare è il lavoro più arduo che ci sia, ed è probabilmente
questo il motivo per cui così pochi ci si dedicano.?
Non
ci sono dubbi. I tuoi dipinti sono decisamente contro l?astrattismo. Sono
paesaggi dove il cielo è cielo e il mare è mare. Che cosa vorresti ottenere coi
tuoi quadri?
Il
mio invito principale è stimolare le persone a riflettere. Non dobbiamo
dimenticare che i colori ad olio non servono per macchiare le tele, ma sono un
mezzo per rappresentare la nostra realtà. E? irrilevante che la realtà sia vera
o immaginaria, l?importante è che il pittore lanci un messaggio e questo sia
chiaro e intellegibile. Il mio messaggio è concretezza, buon senso e
contestazione totale dell?astrattismo.
Abbiamo
dimenticato che la pittura è un linguaggio universale. Come tutte le lingue la
pittura serve per esprimere e ci si può esprimere solo rispettando regole ben
precise. Le opere degli ultimi cento anni hanno stravolto il concetto di
pittura come linguaggio. Molti pittori hanno inseguito i sogni della libertà e
dell?originalità, hanno prodotto cose senza senso e si è arrivati al caos più
totale.
La
gente, come disse Boétie ha preferito sottomettersi, ha smarrito il buon senso.
Sembra assurdo ma oggi pochi sono in grado di riconoscere un quadro
tecnicamente ben fatto da una tela imbrattata. Molti espongono con fierezza nei
loro salotti delle cose ridicole solo perché qualcuno ha fatto creder loro che
sono originali.
Hai
un consiglio da dare ai lettori di Reporter?
Ho
chiesto di mettere all?inizio dell?intervista due frasi di Alessandro Manzoni
non per caso. Quando appendete un quadro ad una parete fate in modo che sia il
vostro buon senso a dirvi che quell?oggetto merita di essere esposto. Non
lasciatevi trascinare da altri, ma ragionate con la vostra testa e appendete
qualcosa in cui veramente credete. Quando vi diranno che il tal pittore è in
ascesa, che rappresenta il futuro, non fatevi condizionare. I veggenti non
esistono. Chiudetevi in voi stessi e seguite la vostra ragione. Se vi diranno
che i cieli con le nuvole e i mari con le onde li dipingevano anche nel diciottesimo
secolo abbiate il coraggio di rispondere che ?non sempre ciò che vien dopo è
progresso.?