Prof. Pio Rasulo
L’ ARTE di CARMEN MANCO
Carmen Manco: un’artista dallo svelamento candido e ardito. Alla pittura,una vocazione che asseconda con convinzione e con spirito di servizio,assegna il mandato della rivelazione del suo mondo interiore.
Ma c’è una linea cui mostra di ascendere nella creatività e nell’elaborazione dell’opera: è quella del mondo classico che in notevole misura ha permeato la sua formazione.
Questa “aura” di classicità si avverte anche quando i soggetti delle sue opere appaiono lontano dal mondo olimpico e dalla sfera del mito, ancorché mitici restano girasoli e asfodeli, “lilia et papavera” di cui gli dei amavano adornarsi.
Una spira lieve e carezzevole avvolge quando “il femminile nella mitologia” occupa le s/tele di Carmen Manco. Quell’esercito di “ninfe” che popola il cuore dell’artista e che essa avvolge in sottilissimi veli d’argento e di carezze cromatiche costituiscono la sua poetica che sa ritrovare nell’immagine della bellezza e della grazia e che orienta il suo “estro” verso orizzonti di luce.(….)
Quei nudi “Nelle selve” o “….alla sorgente” quegli emblemi ”Dalla terra feconda” o “Dal caos primordiale” sono l’espressione di un candore affermato e protetto.
E le “nature morte” sono più vive che mai nel cuore di Carmen Manco e di quanti si soffermano in ammirazione e in ...commozione.
Si avverte in tutta l’opera un senso di pascoliana umiltà,insieme ad una forte volontà di oltrepassamento, proprio di chi è consapevole di poter partecipare ad altri le proprie convinzioni e le proprie meditazioni,ossia quel mondo di sensazioni e di aspirazioni che l’artista dentro coltiva.
Sul piano tecnico e operativo l’uso cromatico è dei più riusciti. I colori ricreati e remissivi si stemperano in una miriade di ”volute” obbedienti,capaci di cogliere di sorpresa.
Nella dimensione fattiva, proporzioni ed equilibri risultano quanto di più appropriato possa ottenersi.
Carmen Manco: un’artista dallo svelamento candido e ardito. Alla pittura,una vocazione che asseconda con convinzione e con spirito di servizio,assegna il mandato della rivelazione del suo mondo interiore.
Ma c’è una linea cui mostra di ascendere nella creatività e nell’elaborazione dell’opera: è quella del mondo classico che in notevole misura ha permeato la sua formazione.
Questa “aura” di classicità si avverte anche quando i soggetti delle sue opere appaiono lontano dal mondo olimpico e dalla sfera del mito, ancorché mitici restano girasoli e asfodeli, “lilia et papavera” di cui gli dei amavano adornarsi.
Una spira lieve e carezzevole avvolge quando “il femminile nella mitologia” occupa le s/tele di Carmen Manco. Quell’esercito di “ninfe” che popola il cuore dell’artista e che essa avvolge in sottilissimi veli d’argento e di carezze cromatiche costituiscono la sua poetica che sa ritrovare nell’immagine della bellezza e della grazia e che orienta il suo “estro” verso orizzonti di luce.(….)
Quei nudi “Nelle selve” o “….alla sorgente” quegli emblemi ”Dalla terra feconda” o “Dal caos primordiale” sono l’espressione di un candore affermato e protetto.
E le “nature morte” sono più vive che mai nel cuore di Carmen Manco e di quanti si soffermano in ammirazione e in ...commozione.
Si avverte in tutta l’opera un senso di pascoliana umiltà,insieme ad una forte volontà di oltrepassamento, proprio di chi è consapevole di poter partecipare ad altri le proprie convinzioni e le proprie meditazioni,ossia quel mondo di sensazioni e di aspirazioni che l’artista dentro coltiva.
Sul piano tecnico e operativo l’uso cromatico è dei più riusciti. I colori ricreati e remissivi si stemperano in una miriade di ”volute” obbedienti,capaci di cogliere di sorpresa.
Nella dimensione fattiva, proporzioni ed equilibri risultano quanto di più appropriato possa ottenersi.