DIEGO A. COLLOVINI

 Non dimenticare che in una superficie  

bianca e liscia le cose si possono

riflettere in modo tale che le loro

immagini riflesse  sembrino giacere

dietro la superficie, e in  un certo senso,

si vedano attraverso essa.

L. Wittgenstein, 159.

Cesare De Toni pensa la pittura come un discorso aperto verso l'imprevedibile: eppure, davanti alle sue opere si dialoga con la semplicità; che in sostanza è chiarezza di idee, espresse attraverso trame cromatiche che, se da un lato delineano linee e superfici, dall'altro i patterns di colore rendono così ricca, fantasiosa e variegata la sua produzione. L'artista opera in un campo cromatico monotonale, e allarga, a livello strutturale e coloristico, la fluidità della sua astrazione; infatti, le opere si modulano con un segno curvilineo libero, agile e segnato da una intima tensione. Le curvilinee colorate, sostenute da criteri compositivi libero-geometrici, sempre sobri e disciplinati, si sviluppano come composizioni di misura ciclica, in cui il vero metafisico si trasforma in purezza poetica. Pur restando una percezione visiva, i suoi dipinti aprono ad analogie con la poesia, la cui spinta alla fine fa intuire un oltre al di là del visibile: è il senso di mistero che dà a questa pittura, particolarmente luminosa e vibrante, un fascino segreto.

L'artista giunge a questa sintesi attraverso un lungo periodo di riflessione, durante il quale ha alternato momenti di sperimentazione con lunghi periodi di meditazione sulla propria ricerca. È una genesi il suo passato, poiché, sfogliando centinaia e centinaia di progetti su carta e osservando le tappe riportate su tela, si assiste alla sparizione della figura e a ogni riferimento alla realtà. L'attenzione di De Toni si concentra sulla percezione e, contemporaneamente, elabora un rapporto compositivo che guarda alla geometria con particolare attenzione alla sezione aurea e alle teorie numeriche della ripetizione del segno. Il risultato è la scelta di una superficie monocroma e la predilezione di un segno curvilineo colorato. Una sintesi naturale che ha radici nella sua personale e individuale capacità di descrivere il continuo modificarsi di una struttura cromatica formata da miriadi di molecole dai colori, timbri, toni variabili e da tenui degradazioni delle tinte che appartengono allo spettro della luce. È un modo di emulare, d'intendere e di creare, attraverso il linguaggio della pittura, effetti che, come quelli della luce e dell'ombra, hanno la finalità di coinvolgere i sensi, l'animo e la mente. L'interesse per l'incontro – o scontro dialettico – tra luce e ombra viene poi assorbito e raffigurato in quell'oggetto concreto che, per De Toni, è la materializzazione di un ragionamento matematico progressivo, da trasformare in percezione. Una progettualità concepita come sorgente di energia che stimola emissioni cromatiche capaci di comunicare un messaggio vitale ed ottimistico, al di là di ogni rimando naturalistico.

A questo risultato arriva dopo essersi confrontato con quel percorso aniconico che ha accompagnato l'arte astratta fin dal secondo dopoguerra e, grazie a quella proficua lettura, ha elaborato molteplici soluzioni artistiche, non certo estranee alle proposte dei molti precursori e pionieri dell'astrazione, ma neppure da intendere come semplici appendici o continuazioni di esperienze altrui. Hanno originalità le sue opere.

Nell'osservare quelle meno recenti, infatti, si avverte un profondo dialogo e confronto con le diverse forme espressive della pittura. Con questo atteggiamento critico, De Toni si cimenta in una ricerca alquanto originale: isolare le curvilinee da ogni immagine reale e da ogni possibile interpretazione figurale. Ha dunque elaborato uno stile maturo e personale che gli permette di materializzare una realtà in sé stessa, una realtà viva, prodotta da una struttura articolata, vivace e nello stesso tempo movimentata. È un segno limpidamente coloristico, che, in quanto dettato da una solida progettualità, respinge ogni possibile ripensamento. Un segno che ha la purezza delle origini; è un segno di intensa vitalità, senza accentuazioni espressioniste e solo apparentemente estraneo all'indole speculativo-matematica del pittore. Le strutture cromatiche di De Toni diventano un corpo unico con la superficie, e la sua più recente pittura è l'espressione più alta di una personalità affascinata ancora una volta dalla riduzione.

In alcune sue opere, ancora in elaborazione, si assiste ad un'ulteriore diminuzione degli elementi pittorici, oltre i quali, come Matisse presagì, non è possibile andare: è la ricerca della pura bidimensionalità della pittura. Un passaggio evidenziato nel progressivo abbandono di una liricità espressa attraverso velature e chiaroscuri che davano alle sue forme un'illusoria profondità e una sostanziale emotività poetica.

La scelta di utilizzare, negli ultimi anni, una superficie monocroma e dei segni arcuati, sospesi sulla superficie e dai variegati cromatismi, ha originato strutture geometriche sovrapposte, forme vorticanti, simili a sferoidi che si frantumano in tante curvilinee che paiono dipanarsi da un ideale centro per raggiungere profondità spaziali o uscire dal ristretto limite della superficie.

Quasi attenendosi al suggerimento del filosofo McLuhan – secondo il quale l'arte contemporanea è nata dall'abbandono della prospettiva dell'Alberti o di Piero – De Toni si affida al piano della geometria euclidea e interpreta la superficie per ciò che fenomenologicamente è: uno spazio puramente bidimensionale. Una concezione che affascina l'artista, che lo riporta al piano cartesiano. Questa scelta rende certamente meno lirica la sua pittura, ma ne fa prevalere l'aspetto fenomenologico, tale da rendere il supporto materiale un corpo cromatico, essenziale: l'unico elemento linguistico. Il piacere dell'atto pittorico (perché la pittura ha mezzi propri che vanno usati concretamente) si manifesta nel suo essere, un'azione che si esaurisce nel momento del suo manifestarsi. Spariscono le dinamiche delle curvilinee conviventi in una reciproca soggezione determinata dall'alternarsi di luce e ombra o di primo o secondo piano; mentre l'artista ne accentua la fluidità spaziale per abbandonare la poesia suscitata dalle vibrazioni cromatiche delle velature o dalle nere sottolineature.

Alcune sue recentissime opere sembrano affidarsi solamente al colore, anzi direi alla sua contemporanea presenza e assenza. L'assenza del colore, in alcune parti della superficie, disegna curvilinee acromatiche che interrompono la continuità del campo pittorico, per allargarsi percettivamente al di là dei margini provvisori della superficie. L'effetto di atonalità coloristica supera ogni idea di temporalità; un'ansietà percettiva che elimina ogni centro focale e dà nuovi sviluppi all'astrattismo. Presenza e assenza sono due concetti in dissidio. Il continuo contrasto nel loro alternarsi concettualmente sottolinea i margini materiali della pura bidimensionalità. Non si tratta, nel caso dell'artista veneto, di realizzare una forma alla Matisse caratterizzata da un solo colore. De Toni non pone alcun il limite al segno; la sua linea curva, attraverso il susseguirsi di colore e non colore, propone un'idea di movimento che oltrepassa il limite dello spazio-tempo. Quel che affascina in alcune sue recenti opere non è la liricità della pittura – che contemporaneamente egli coltiva in altre opere – ma il rappresentare il turbinio del movimento, attraverso l'utilizzo dialettico di un solo elemento linguistico: il colore e di conseguenza del suo non essere: presenza e assenza dunque; dove c'è colore c'è superficie, dove manca il colore c'è la forma.

De Toni ha così elaborato i molti contrasti generati dalla rigidità geometrico-progettuale della rappresentazione, e, affermando la libertà del gesto pittorico, ha rinunciato alle velature portatrici di apparenti volumi. Si rivolge maggiormente al segno e al colore come unici fermenti semantici. La straordinaria bellezza e il piacere visivo che i suoi lavori ci offrono, non nascondono quegli elementi che fanno da background alla sua arte, presupposti unici per l'interpretazione di un particolare e personale modernismo e per una estensione delle sue premesse che fanno capo a un patrimonio culturale – suo e della storia della pittura – che gli permettono di manifestare un'espressività più matura, una libera sensibilità verso un'esperienza spirituale laica come sinonimo di libertà e consapevolezza, tanto che il suo pensiero si ricollega, nell'intimo della creatività, ai miti antichi che ancora aleggiano nelle sue movimentate e dinamiche composizioni.

febbraio 2021

diego a. collovini