Simone Fappanni


L’arte di Claudia Amadesi si connota per una spiccata musicalità che discende da un segno armonico che dona un perfetto equilibrio dinamico all’aerea consistenza dei suoi dipinti connotati da un lirismo intenso e profondo.

Questa intonazione si scorge osservando la particolare declinazione espressiva dei suoi lavori in cui emerge immediatamente una decisa matericità che la pone sull’ideale linea di confine che separa il reale dall’immaginario, la figurazione dall’astrazione. Anzi, sembra proprio questa caratteristica l’elemento che determina quella particolare dimensione che risulta il centro focale del suo iter compositivo.

Il richiamo al reale in quanto tale si esprime, infatti, attraverso l’allusione anziché la mera descrizione, dettata da un eloquente ordito che guarda alla materia come a un supporto ricognitivo, estremamente palpabile e coeso, dove nessuna cosa viene annullata, ma dove tutto si può contemplare colmando qualsiasi distanza, fisica e mentale.

Si tratta di un processo compositivo che pone sul piano della tela il continuo correlarsi fra il pigmento e la materia, un affascinante “dialogo” che porta la pittrice verso i sentieri di una ricerca continua che ha come riferimento costante l’esistenza e il tempo che trascorre incessantemente, quasi in ossequio al celebre adagio di Paulo Coelho, secondo cui «vivere è sperimentare, non restare immobili…».

Ecco allora che il pigmento si spande sul supporto attraverso movimenti che diventano una sorta di danza caleidoscopica che si percepisce chiaramente non solo nell’impaginazione generale del quadro, ma anche nelle fluttuazioni luministiche che si vanno a formare osservando il dipinto da molteplici angolazioni.

In questo modo bene si comprende la precisa intenzionalità di Amadesi di sondare, con convincente indole interpretativa, la natura, sia intesa come natura vegetale che come natura umana, attraverso un’orchestrazione sintattica delle tinte – e qui ritorna un linguaggio che fa eco a quello dell’universo delle note – che fa della trasparenza e della sovrapposizione del colore un elemento primario e fortemente generativo. «Dipingere, per me, è vitale», afferma la pittrice.

E a proposito di generatività, vale davvero la pena guardare al percorso, tuttora in divenire, di Claudia Amadesi come a un cammino che s’insinua nei meandri più riposti della vita, andando a scandagliare quei solchi e quelle tracce che ne determinano l’essenza più profonda al di là di qualsiasi apparenza.


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