Valeria S.Lombardi, Dott.ssa in Storia dell'Arte Contemporanea
"Se spesso si dice che bisogna dare spazio ai giovani veramente meritevoli, allora ecco Claudio Cullino è uno di questi: nel giovane autodidatta artista si ritrovano tutto lo splendore e le capacità pittoriche degli esiti dell'Ottocento.
Con un primo sensoriale balzo la sua mano ci riporta ad un'arte intimistica e vera, così tanto ricercata dal gruppo toscano dei Macchiaioli, senza però ritrovare propriamente la ricerca tecnica della macchia, ovvero di quei tanti accostati tocchi di colore che raccolti assieme creavano, sul contrasto dei primari colori, zone di ombra e luce.
Ma forse per più propriamente centrare le capacità di Claudio Cullino bisogna ricordare gli esiti avvalorati dalla "Scuola di Rivara" - 1872, pittura di paesaggio piemontese (è da rammentare che Claudio Cullino proprio qui ha le sue origini), quel medesimo studio con l'intento anche di rinnovare la pittura di paesaggio.
Si guardi ad esempio Carlo Pittara con il dipinto "La messe" - 1865 per ritrovare così Claudio Cullino, in "Tralci di vite" ad esempio, quella medesima volontà di soffermarsi sull’agreste mondo, fatto di duro lavoro, ma elevato ad un grado di valore umano.
Ma l'artista Claudio Cullino, forse per affermare la sua padronanza pittorica, sembra mostrarci in dipinti come "Reti ed Architetture" la sua modernità, il suo distacco o superamento verso quel passato, apportando nello scoglio, che a primo acchito sembra fortemente e pienamente realistico, un accorgimento che pare quasi stonare come una componente materica composta da iuta.
Nell'arte pittorica di Claudio Cullino si può forse anche intravedere qualche esito divisionistico soprattutto di quello che fu la prima stagione del grande piemontese pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo come in dipinti "Speranze deluse" od ancor meglio come nel bozzetto per "Il sole nascente", quel rendere immenso, splendido un tocco pittorico.
E’ da rammentare e sottolineare i meriti di Claudio Cullino, che per scelta si è avvicinato a così tale sensibilità pittorica senza nessun studio pregresso, tanto meno ottico (come era invece accaduto nel divisionista pittore Segantini).
Quindi annoveriamo già tra i giovani emergenti Claudio Cullino che ha saputo reinterpretare l'Ottocento Italiano."
Milano, ottobre 2006