Dott. Massimo Gherardini

 Dopo un intenso peregrinare umano, artistico e spirituale, dopo aver visitato e studiato i grandi maestri della tradizione pittorica, con una particolare predilezione per il ’900, dopo aver sperimentato ogni sorta di stile artistico, l’intrigante autore Claudio Detto trova nella pittura informale ed astratta la giusta veste per esprimere il proprio universo interiore. L’arte, infatti, come la vita, non deve essere soggetta a schemi precompilati, limiti o gabbie, ma deve essere libera espressione dell’animo. Le opere di Claudio, dunque, hanno il coraggio di dare voce al grido del vero Io, dell’essere e del mondo, che è stato soffocato da una globalizzazione spersonalizzante ed omologante. Le emozioni di gioia e di dolore, di luci ed ombre, grondano il loro sangue ed il loro colore nel tempo “senza tempo” della Meridiana, dove lo sfondo aureo indica contemporaneamente la presenza di un quid divino nell’umano e di un’umanizzazione nel divino. Così, come la luce del sole accarezza il viso, coinvolgendo i sensi, alla stessa maniera la cromaticità dorata avvolge il rosso ed il nero, lo yin e lo yang dell’esistenza. Il Mulino nero che continua a girare nell’inesorabile panta rei, indica tanto la resilienza dell’uomo, che non si arrende ad una vita effimera, limitata da un tempo e da uno spazio finiti, quanto, appunto come un mulino sull’acqua, l’essere umano potrebbe, se solo lo volesse, trarre continuamente a sé l’energia vitale del Big Bang. Quest’ultimo è abilmente simboleggiato dai colori giallo e rosso, dalle loro varianti dal chiaro allo scuro e dal loro intrecciarsi e mischiarsi nell’arancione. Tale costruzione cromatica è caratteristica dell’arte di Claudio, mista alla unione di linee e svariate forme geometriche, assieme all’alternarsi di BAZART forme spesse, delineate o in comparizione, con altre più tenui, eteree, oniriche, in scomparsa, donando alle opere, con questo contrato, quello che i latini chiamavano il motus: movimento ed emozione. Un’arte viva, che conduce il lettore-osservatore dall’astratto al concreto e viceversa, accogliendo ogni soffio del vento nel deserto (Vento nel deserto) o ciascuna singola goccia di pioggia nel cuore (Oggi piove). Le raffigurazioni astratte di Claudio, dunque, a volte con spiragli e finestre come spiando da un buco della serratura, altre completamente in medias res, rappresentano anche l’universo interiore, non tralasciando nessun dettaglio, cogliendone ogni singolo tassello: dai sogni (Dreams) ai ricordi, dalle visioni ai pensieri, dalle emozioni agli stati d’animo.

 «Dare ad ogni emozione una personalità, ad ogni stato d’animo un’anima.» (Fernando Pessoa)