Dario Damato

Speranza Pinnelli (nome d?arte di Concetta Pinnelli) è oramai da tempo inserita a pieno titolo nei processi pittorici dell?Arte Verbo-Visiva, corrente artistica formatasi negli anni sessanta del millenovecento, che si muove tra poesia visiva e arte della scrittura e che vanta un largo seguito di operatori attivi in questo particolare settore dell?arte contemporanea. Degna di attenzione e considerazione è la scelta pittorica fatta da questa giovane artista, come degna di grande attenzione è anche e soprattutto l?intuizione che ha avuto nel selezionare e scegliersi un percorso alternativo che la differenziasse fortemente dagli altri operatori della poetica verbo-visiva, pur restando nell?interno di questo tipo di ricerca. La nostra autrice, resasi conto del possibile pericolo di contaminazione e di lettura della sua opera, ha sentito  la necessità di differenziarsi da altri autori operanti nella stessa nicchia di ricerca, ha pertanto creato un suo spazio diverso ed alternativo nell?interno di questo contesto, uno spazio che pur inserendosi a pieno titolo nel percorso segnato ed attivo delle scritture verbo-visive, si staccasse dalle impostazioni artistiche consumate ed usate da altri poeti visivi suoi colleghi di corrente. Nascono da questa intuizione e da questa necessità di differenziazione, le lavagne verbo-visive della Pinnelli, una versione poetica che assume connotati di grande  novità nel campo della ricerca in questa poetica.

 La nostra autrice, come ella stessa chiarisce parlando delle sue  lavagne, ci dice che le lavagne da lei proposte in termini pittorici, sono il suo personalissimo diario di bordo; un luogo della coscienza, e della memoria  dove potere annotare oltre che un percorso giornaliero, anche e soprattutto gli stati emotivi ed esistenziali che vive giorno per giorno una giovane artista  durante il suo cammino in arte. Le composizioni verbo-visive della Pinnelli devono essere lette come un film continuo e completo della vita di questa nostra autrice. In esse troviamo amori, desideri, sogni, scelte sociali,  tutti scritti e dipinti su fondi astratti tipici della maniera greca prima di Giotto; dipinti eseguiti con la foga e la semplicità della sua giovane anima, che non ancora contaminata dall?incrociarsi dalle mille sollecitazioni artistiche, può esprimere con forza e naturalezza la sua presenza ?altra? nel mondo dell?Arte. Ci rendiamo perfettamente conto che non è facile avere i codici di lettura capaci di decifrare e codificare le opere verbo-visive in genere, e ancora di più, ci rendiamo conto che si ha bisogno di una maggiore informazione critica per decifrare e definire i processi verbo-visivi della Pinnelli; comunque per semplificare il percorso di lettura dei suoi lavori, la nostra artista, ha deciso, di fornirci le chiavi di lettura delle opere, inserendo in esse, in termini grammaticali scritti, i temi che in queste volta per volta sono trattati e che sono  dipinti. Le grandi tele dal titolo ?i voli? di questa giovane artista, sono i sogni di una operatrice che si prepara ai duri percorsi della vita, i suoi voli indicano anche e ancora la manifesta volontà di mantenere alto il suo profilo culturale.  Nuovo capitolo aprono le sue tele con impronte di mani dipinte con tinte di arcobaleno, costruite e dipinte per raccontarci con garbo, ma in modo esplicito, la gioia di essere donna, la gioia di essere eterosessuale, pur conservando il più grande rispetto per ogni altra scelta che vada al di là di questa sua. La Pinnelli ci chiarisce e racconta del 1969 e del movimento globale degli omosessuali. Movimento che ebbe il suo punto di forza a New York città nella quale fu organizzata una grande manifestazione ?omo? che invase le strade della metropoli americana; gli omosessuali che parteciparono alla manifestazione si fecero precedere durante e prima di questa da una pubblicità  che rappresentava una impronta di mano dipinta con colori viola, da allora ?la mano viola?  fu considerata simbolo ufficiale del movimento . Altro capitolo dei dipinti della Pinnelli  non meno importante  è quello riservato alla paesaggistica che viene dipinta e inserita piano su piano sulle superfici che la giovane autrice chiama come abbiamo già visto e detto ?lavagne?. La tecnica  usata dalla Pinnelli è la moltiplicazione di vari e diversi piani di rappresentazione a volte figurativi, a volte  raffiguranti solo simboli astratti o numerici sovrapposti tra loro, tecnica usata nelle rappresentazioni figurative, degli artisti prima della scoperta della  prospettiva. Simboli di una ulteriore  identificazione dei dipinti della Pinnelli sono i triangoli con la punta rivolta alla terra a significare la terra madre e la donna generatrice di vita, invece l?otto orizzontale simbolo dell?infinito, segno della volontà di muoversi nella  ricerca anche oltre la strada segnata dalla nicchia culturale di appartenenza. Considerando i processi tecnici messi in atto dalla Pinnelli, e le tecniche da lei usate nelle sue opere, facilmente si ricava oltre che il suo grado di preparazione,  anche la buona conoscenza che la nostra pittrice ha della storia dell?arte contemporanea e in special modo dei movimenti artistici del 900 che l?hanno preceduta. In fatti i colori usati e le tecniche da lei adoperate ricordano e si rifanno all?arte Pop Americana degli anni 60?80. Non è certo poca cosa né è cosa facile coniugare la lezione Pop, che ci viene da movimenti artisti extra continentali, e inserirla poi in un luogo del tutto diverso come quello della poesia visiva e delle scritture verbo visive. La Pinnelli è riuscita in questa particolare e difficile operazione d?incollaggio e d?incastro culturale, costruendo un equilibrio del tutto nuovo nel campo delle arti verbo visive che oltre ad aprire orizzonti di ricerca altra e diversa, rimanda alla costruzione di un impianto culturale importante della nostra contemporaneità, diventando anche e  pertanto punto di riferimento di questa.

 

 

Dario Damato