Tommaso Romano

Corinzia Monforte ci propone le sue opere pittoriche, acrilici , con travolgente intensità espressiva e con una variegata quanto intrigante sinfonia cromatica che rende fortemente riconoscibile il suo modo di intendere l’arte, di  praticarla e viverla come scelta meditata seppure pregna di una visione, di una Welthanschauung, che declina, anche teoricamente, con sincera efficacia.  

Senza l’assillo di mode e correnti, la Monforte rintraccia lacerti, tasselli, ricordi, nella ricomposizione memoriale e al contempo reale, con un segno mai ambiguo e semmai approdando ad un rigore compositivo che, nella varietà, determina una salda unità di fondo.  

Ogni fruitore,  critico o cultore d’arte fa poca differenza in questo contesto, legge così l’opera d’arte di Corinzia, come avventura nella profondità dell’anima (non in senso psicanalitico, come lei stessa afferma), ritrovando l’arcano,  l’originario, che è l’archetipo del reale, geroglifico, manifestazione nel tempo e nello spazio, dove la figura umana non si annulla nell’indistinto, attraverso simboli e oggetti anche del quotidiano in un intreccio esplosivo, a volte, che trova elementi di rappresentazioni che danno spessore di mito – nell’accezione di Gianbattista Vico- al travaglio e alle attese con intrecci emblematici che fanno presupporre l’oltre. Una narrazione rappresentativa di sé e del mondo, quello di Corinzia Monforte, che si coniuga anche in geometrie, che  ricordano architetture come emblemi.