Luigi Profeta

Si definisce mescolatore di colori e parole, così ho conosciuto Claudio Dal Pozzo, un’artista, un vortice inafferrabile di potenza allo stato puro.  I contenuti ispiratori delle sue opere sono quelli della vita dell’umanità: precarietà, eventi che sfuggono alla comprensione, sogni infranti, delusioni, ma anche rivincite e successi. Ne nasce una pittura dove il punto di incidenza tra astratto e informale, passa per il surreale, fornendo una tematica che diventa diario personale. Ed è il colore che ci fa passare dall’inquietudine alla speranza. Ci sono i rossi e i blu, e ci sono i verdi e i bianchi, che sapientemente usa come a descrivere un sentimento, un’emozione, uno stato d’animo. I primi punteggiati e schizzati, uniformi gli altri ma anche ricchi di materia e di bruciature.  La carica psicologica di Claudio Dal Pozzo riesce a dare carica emozionale, con cui si recepisce gli aneliti più intimi e personali dell’animo umano  per trasferirli rielaborati dalla sua fervida fantasia sulla tela. I suoi  lavori sono creativi, capaci di interessare contemporaneamente la fantasia e la coscienza. Da tutto ciò deriva la forza di questa pittura che è dialogo tra conscio e inconscio  e il resto del mondo. Il cromatismo è ristretto all’idea, all’astrazione che si spande entro quegli spazi lasciati vuoti ma che si identificano con la sua coscienza. Si spiegano così quelle bruciature, quei cretti dove ognuno può ritrovarsi o perdersi e assaporare la realtà dei sogni, dove ogni contraddizione è lecita  e dove anche la sofferenza può trasformarsi in speranza.
 
                                                                                                                                                               Luigi Profeta