Gianmaria D'Andrea
Critica
Daniele FRENGUELLOTTI
Le maschere dell’erotismo bianco
Entusiasmante è, alle volte, quanto l’artista – pittore autodidatta sorprenda per estrema capacità tecnica e profonda sintesi concettuale; Questo è il caso di Daniele Frenguellotti giovane pittore umbro che in questa settimana di giugno 2014 espone le proprie opere in una collettiva alla Galleria “Il Mondo dell’Arte” in Via Margutta. La visione dell’artista è chiara e ben definita a tal punto che il risultato oggettivo trasposto sulla tela, tramite i colori a olio, è piacevole e intrigante allo stesso tempo per lo spettatore. Frenguellotti imprime ed esprime attraverso un’artigianalità precisa e meticolosa le sue figure umane, uomini e donne. Pennellate sicure ed esatte, caratterizzate da contrasti bicromatici evidenti risaltano la sapienza e l’esperienza artistica del giovane talento perugino. Corpi nudi ad esaltare una bellezza archetipa creata ad hoc in bianco e nero. Giochi di dualità ma non di ambiguità presenziano sugli sfondi scuri, bui con neri assordanti di silenzio, quello Universale ovviamente. Entrambe le presenze umane sono rappresentate in ogni possibile posizione, ma sempre con una maschera bianca tra le mani. Già, di semplice e diretta lettura estetica sembrano le opere di medio/grandi dimensioni portate in questa mostra. In realtà una volta coinvolti alla vista si è assorbiti, come per incanto, da dubbi amletici (bianco/nero) che invadono la mente al fine di meglio comprendere la valenza significativa più profonda della concettualità che l’artista vuole inviare come messaggio comunicativo. Con tutto rispetto le mie personali conclusioni mi portano ad asserire la seguente tesi: Daniele Frenguellotti, persona semplice e profonda, ama l’animo umano nella sua infinità e perfetta globalità e dualità uomo/donna, ma non sopporta gli stereotipi utilizzati dalla società moderna che evidenziano un grande male attuale, quello del poco vero e sincero dialogo tra le persone. Ecco che la maschera è bianca, del colore che comprende tutti i toni cromatici, le mille s-faccettature, le infinite soluzioni per nascondere, mascherare appunto, le viscere cruente ma piene di purezza dell’animo umano con i mille volti colorati di apparente cortesia e di finzione. Ne escono splendidi corpi che esaltano la perfezione assoluta di cui gli esseri viventi sono naturalmente dotati, anch’essi chiari e bianchi, ( il bianco è il colore della purezza) incastonati nel nero oblio del vuoto e del mistero che la Vita offre a se stessa. La nudità rappresentata non è assolutamente di cattivo gusto, anzi è pudica quasi a celare la volgarità, la perversione che alle volte si confonde con il vero compito della sessualità. È il cosiddetto “erotismo bianco” a essere rappresentato al pubblico, quello che dona l’energia vitale. Quindi, i corpi si confrontano con prove di forza o, quasi, quasi, sembrano specchiarsi in una ricerca sul sé, o ancor peggio si adagiano ormai inermi su divani che li accolgono perché energicamente spossati dalla tentata ricerca di un incontro vero tra anime.
Ebbene ecco la vera forza di ciò che l’arte figurativa, in questo caso pittorica, sa donare agli occhi di coloro che la osservano in profondità. Una visione della vita più critica e sentita: una prospettiva diversa che possa gratificare e motivare a migliorare noi stessi, gli altri e il rapporto umano e sociale tra queste due figure.
Gianmaria D’Andrea