Articolo di Pino Dal Prà, pubblicato sul quotidiano "Avvenire"

Monza- Sta ottenendo un successo davvero notevole la mostra di opere della pittrice e scultrice Dina Isacchi, che è ospitata nell?Arengario di Monza. L?artista, infatti, riesce ad immettere nei personaggi l?estro scultoreo attraverso il quale realizza ogni possibile forma d?arte e riesce a lasciare, in alcune opere soprattutto, orme di notevole spessore che suscitano in continuazione ammirazione e lodi in esponenti della cultura e negli appassionati di ?cose artistiche?. Questa intima connessione tra scultura e pittura ? di cui già avevamo parlato- riceve ulteriore conferma da questa rassegna decisamente insolita per lo spessore delle opere esposte.

 

ALL?ARENGARIO DI MONZA

L?ARTE DI DINA ISACCHI

Di Pino Dal Prà

 

L?attuale repertorio di dipinti e sculture che possono essere ammirati presso l?Arengario Civico di Monza, si dipana su due direttrici fondamentali, una incline al recupero della realtà nei suoi confronti e spessori oggettivi rappresentati dal ciclo dei dipinti di Dina Isacchi, ed una tendente a modificare quella realtà sino a ricondurla nel regno del sogno ad occhi aperti.

Quando incominciò a manifestarsi in Dina Isacchi quella passione per le sculture? Prima delle opere pittoriche?

Questo fatto è significativo non soltanto al fine di penetrare meglio la complessa personalità dell?artista, ma anche per illuminare, attraverso i riflessi che se ne colgono nella sua pittura, un aspetto caratteristico e peculiare dell?ambiente intellettuale brianzolo.

Probabilmente proprio per influenza del suo maestro, quando era allieva; può essere che questo bizzarro e discusso maestro abbia influito ad accendere nella giovane Dina il fuoco della passione per i resti dell?età classica, visibili dovunque nella sua ?Libertà? o nel ?Polo?.

La Isacchi, dai cotti, certamente passerà ai marmi per esplodere, in essi, il segreto di una bellezza e di una armonia che già sin d?ora si evidenziano nelle sue fantastiche figure, dove Dina scova e raccoglie il più possibile l?armonia e la bellezza per farsene una specie di sfondo ideale per l?arte e la meditazione.

Nel 1982 la sua raccolta è già ad una tale importanza, da meritare diverse visite alla sua mostra all?Arengario di Monza da parte di famosi collezionisti, personaggi meglio qualificati per apprezzare il museo domestico della Isacchi.

L?aspetto forse più caratteristico della sua devozione per il bello è dato dal fatto che anche nell?eseguire il suo ciclo pittorico, lo ha evidenziato ne ?I giochi? e la ?Testa di Bimba?, opere premiate alla Rassegna Nazionale di Grafica e pittura presso la Galleria d?Arte ?La Tavolozza? a Lecco.

L?estro di Dina si ispira non già ad autori romani, bensì a fonti nelle quali viene rispettata la speranza narrativa.

La Isacchi presumibilmente si rivolse a qualcuno, tra i suoi maestri, durante la sua formazione artistica, perché le indicasse una fonte antica; in tal modo, con ?il trionfo dei cavalli che giocano?, ha saputo dare il giusto ritmo.

L?affermazione della Isacchi è stata rapida e precoce, per la considerazione che gode nell?ambiente artistico cittadino. Ora ci chiediamo chi fu per primo che rivelò le eccezionali qualità della Isacchi? Un uomo, o furono le sue opere?

Certo è che, fin dal 1975, ha scritto di lei Giampaolo Casati espressioni di vivo compiacimento per i lavori ammirati, giungendo a precisare che la pittrice nelle sue opere dà luogo a quella riviviscenza della grande scultura classica che costituisce il sogno dell?intera esistenza dei grandi scultori e pittori.

Le incertezza affidate ad un pittore nella sua età giovanile sono sovente curiose ed imprevedibili, perché sollecitate da lavori, l?artista dà vita nel modo o nella maniera più disinteressata.

L?impronta che la Isacchi lascia ad ogni mostra è tale da rimanere come insegnamento.

 

Pino Dal Prà

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