Giannino Cascardo

II tema preferito da Dina Isacchi è il cavallo; ripreso allo stato brado o asservito al volere dell'uomo, da corsa o da sella, nel gruppo o singolarmente, a figura intera o nel particolare, di fronte o di fianco, in movimento o da fermo. Una serie di flash che mettono in risalto una perfetta architettura della natura, compendio di coordinazione, eleganza e potenza, agi­lità e armonia, docilità e carattere; sotto il profilo sentimentale un segno di riconoscimento al fedele compagno dell'uomo, ricordato in tutte le arti e tramandatoci in una vasta aned­dotica. Il tecnicismo industriale non è riuscito a cancellare questa simbiosi uomo-cavallo; al contrario oggi, più che anni fa, in parte svanito il mito della scienza, soddisfazione e completamento delle aspirazioni umane, vi è chi, come la Isacchi, riscopre e ribadisce con vigore la necessità di un ritorno al rapporto diretto fra questi due esseri viventi, senza il compromesso con gli inanimati prodotti di un'industria di dubbio progresso civile.

 

Non chiediamoci se Dina Isacchi sia solo consciamente stupita e ammirata di fronte all'equi­librata anatomia del cavallo e se inconsciamente sollecitata ad esprimersi da un retaggio di memorie antiche quanto l'amicizia tra il cavallo e l'uomo; non ci deve importare se invece ha preso anche coscienza di questo secondo elemento. Quali che siano le spinte emotive siamo chiamati ad esaminare e giudicare qualcosa che si commenta da sé e rappresenta, con il nudo femminile (come diceva Salvatore Fiume), uno dei più severi esami cui è chia­mato un pittore.

 

Soffermandosi davanti ai quadri della Isacchi si ha soprattutto la certezza di un solido baga­glio culturale, ancora prima che di profonda preparazione tecnica: le linee del disegno tra­discono la frequenza accademica e la tecnica acquisita con la continua ripetizione del sog­getto. Ma la pittrice non si accontenta di esserne fedele ripetitrice, il che rischierebbe di renderlo inanimato, sebbene ce lo propone in tutta la sua vitalità e movimento. II fruitore è impegnato quindi anche nell'analisi anatomica di fasci muscolari, di calibrate proporzioni, e intuisce poi ritmi di trotto e galoppo e atteggiamenti particolari che assume l'animale (ad esempio un cavallo estatico di fronte a un fiore).

 

Tutto ciò, strano, con poche pennellate che non muoiono o inaridiscono in ogni particolare che, come voleva intendere il Fattori rifiutandosi di correggere le sei zampe dei suoi assurdi ritratti di cavalli, deve essere asservito all'insieme del quadro, non fine a se stesso.

Si può facilmente intuire volta per volta, all'unisono con la Isacchi, di essere di fronte ad un cavallo docile oppure ombroso, in piena azione o al placido trotto, impegnato in uno stretto passaggio o disteso in un lungo galoppo. La pittrice vuole andare oltre e accentua la sensazione di movimento presentandoci in sequenza gli attimi di una corsa in cui voglio vedere il sottinteso significato dell'aspirazione alla libertà.

 

Intendo con ciò dire che Dina isacchi dimostra di sapere dipingere non solo per se stessa ma per un suo pubblico di ammiratori e collezionisti perché è riuscita, con i quadri che presenta oggi, a superare l'arida figurazione a se stante e a creare quella comunicazione, perseguita da tutti i pittori e ottenuta da pochi. È, ne sono convinto, frutto soprattutto di un carattere sensibile, aperto e pronto a cogliere con serenità ogni suggerimento e qualsiasi critica costruttiva.

 

Essa non è tuttavia monocorde nel tema e lo dimostra con dei ritratti e alcuni paesaggi.

 

I primi sono di una freschezza di immagini e di atteggiamenti veramente accattivante; ma anche al di là dell'emotività che il soggetto può suscitare, alla fredda analisi dei valori pit­torici scopriamo due inquadrature di rigorosa costruzione e di innegabile validità.

 

I paesaggi sono l'ultima scoperta, in ordine di impegno artistico, della nostra pittrice. Già si intravede una tendenza a personalizzare la pennellata, la scelta del colore, l'inquadratura e i soggetti.

 

D'altra parte, per non dilungarci nella descrizione formale che ognuno può da sé giudicare, diremo solamente che in ogni sua tela gli elementi dell'impianto pittorico, che ne deter­minano i contenuti espressivi, sono armonizzati, nelle singole componenti di colore, luce, volume e linea, con scelte equilibrate, che meritano l'approvazione dei critici più esigenti.

 

 

Giannino Cascardo