Ugo Barlozzetti

Il costituirsi del segno nella recente produzione di Domenico Asmone.

Dal Catalogo Cromatici, Libellula Edizioni, 2009

La materia cromatica viene stesa sulla superficie del supporto con una tensione determinata dalla spatola: il gesto rivendica il proprio ruolo e costruisce un intessersi di tocchi che si offrono alla luce. Quella di Domenico Asmone è una concreta rivendicazione del far pittura mettendo in evidenza il fasto prezioso dello specifico del colore senza rinunciare a ritmi eleganti, codificati dal modulo della misura dei tratti, quasi tessere di un mosaico di pietre inventati in altri mondi o attraverso procedimenti alchemici. Il riferimento al fantastico e al magico dipendono dall’impatto emozionale che la fruizione di queste opere induce: costituiscono infatti una sorta di soglia verso panorami immaginari e viaggi nel tempo, dalle mura smaltate di antiche città della Babilonia, alle vetrate dei palazzi dell’ ONU a New York o a Ginevra, al magma che, addirittura, ancora rovente si assesti in ordinati blocchi.

Asmone è giunto a questo linguaggio attraverso l’esaustione della figura, la sua scomposizione in cellule cromatiche e un recupero innovativo dell’informale e del materico.

Emerge comunque il riferimento ad una profonda razionalità e si percepisce una dinamica costruttiva nella conquista dello spazio sulla tela: i colori nei loro sontuosi, quasi barocchi, impasti mettono in evidenza percorsi che finiscono per avvincere l’osservatore che coglie l’opera nel suo farsi. Così la trama dell’impaginazione rivela la forza dell’ideazione, il cui impatto emozionale non è frutto del tranello sperimentale del soggetto ma dell’empatia del significante con il fruitore: opera aperta dunque ove trionfa per altro l’ambiguità di un segno personale. Ma non si elude il racconto, con la percezione si affaccia un fantasticare di suggestioni evocate dalla traccia delle stesure, gioco che finisce per coinvolgere la memoria del vissuto: possono riapparire i colori delle stagioni o il mondo della natura restituito nell’andamento della traccia e che lo evoca per indizi agglomerati nei grumi di carminio, verdi, arancio, gialli, viola, azzurri. Ecco le ali delle farfalle esotiche o i mantelli di piume delle culture precolombiane o, addirittura, le acquagrafie delle carte per rilegatori del XIX secolo: insomma Asmone ha inventato una ‘‘macchina’’ per viaggiare nel tempo e nello spazio per chi la sappia avviare. A ben vedere si può comprendere, nelle ricchezze cromatiche attivate dalla tavolozza, dalle forti gamme addensate in vividi toni, con i quali la materia prende vita, la solida radice di un gusto che si e’ andato definendo attraverso una selettiva acquisizione del patrimonio culturale delle grandi stagioni della pittura, ed in particolare quella del Manierismo. Del resto l’uso della spatola o del pennello, insomma la scelta della pittura come tecnica, e’ la riprova di una manifesta rivendicazione di continuità non solo e non tanto con una tradizione quanto piuttosto con una civiltà di cui intende la consolidata forza propulsiva come lo specifico del fare che sono gli “strumenti” – in periodi di travalicamenti dalla sperimentazione autenticamente innovativa alla trovata da gabellare come complessa quanto criptica operazione di erudizione ermeneutica – fondamentali e… fondanti per superare i rischi dell’effimero. Così si potrebbe affermare la presenza di una vena polemica in Asmone. Certo che l’attenzione di troppa critica (o sedicente tale) si muove alla ricerca di quello che “en èpatant le bourgeois” convinca il consolidato (fino a quando?) sistema dell’arte a farne acquisire lo statuto di creazione estetica. Tutto questo ha però finito per ridurre drasticamente la possibilità di superare la crescente distanza culturale tra diversi tipi di pubblico: da una parte prolifera un “sottobosco” marginale, dall’altra vi è un provincialismo che si nutre degli echi della produzione più divulgata, essa stessa più connessa a logiche di finanza speculaiva che analisi adeguatamente sostenute da competenze culturali adeguate. Proprio l’attività di personalità come Asmone, maturate nella libera scelta degli strumenti espressivi, nella schiettezza delle motivazioni della ricerca del percorso, attento peraltro alla lezione di grandi movimenti che sono stati al centro di un vero dibattito culturale, diviene testimonianza di una produzione di qualità e di onestà anche intellettuale e, al tempo stesso, avvio di un processo di liberazione.

La formazione di Asmone, testimoniata da un intenso testo di Listri, si è alimentata con un’accurata ricognizione nella figura e nella verifica delle poetiche delle avanguardie storiche, fino a giungere a intuire, in quella sua forte scherma con la tela, una tensione musicale, per i ritmi che imprime alla struttura dei tocchi.