PORCHEDDU LIBERA
Eccellente artista dell'arte figurativa, la cui esperienza deriva, oltre che da anni di attivo ed impegnato studio, da una serie di personali esperienze di vita, che hanno contribuito a formarne il carattere nel segno di una apertura mentale non comune che lo rende pronto a recepire tutti gli aspetti della vita, che la medesima offre all'uomo. Ciò, si può facilmente intuire, lo mette al riparo dal rischio di quel provincialismo-folkloristico da cui, neppure la nostra piccola città è del tutto esente; gli permette di raggiungere degli ottimi risultati. Quanto abbiamo affermato, appare evidente sin dalla prima osservazione dei lavori, ricchi di elementi di fantasia di DOMENICO DORE. In essi infatti, ben poco sul piano tecnico, appare affidato al caso. Le figure, così come del resto le nature morte, appaiono nelle sue opere, grazie al sapiente uso del gioco di luci ed ombre e all'altrettanto abile uso della prospettiva, chiuse, perfettamente isolate, in un loro mondo particolare. Abbandonato, anche se solo in parte, l'iperrealismo che caratterizzava le sue opere precedenti, DORE ritrae, con indovinata armonia di colori ed espressioni, quella che è pur sempre la realtà, ma la realtà di un mondo interiore, isolato in un contesto situato fuori dal mondo, che non può o più semplicemente non vuole, rapportarsi con la sfera della quotidianità dalla quale si estranea perché forse ne ha paura. Questo elemento per alcuni aspetti affascinante, è posto in luce negli oli, così come del resto nei disegni eseguiti a penna e a gessetto, sia dagli abiti d'altri tempi anche se realizzati con perfetta tecnica moderna, sia dagli oggetti che circondano le figure in essi rappresentate, si noti a questo proposito la perfetta realizzazione del ventaglio sorretto, in uno degli oli dalla figura femminile con abito nero, riprodotto da un antichissimo originale, sia ancora, dagli atteggiamenti che i soggetti assumono. Il tutto attribuisce all'opera dell'artista quella vaga atmosfera di sogno cui tutti pur senza forse rendercene conto, presi come siamo dai problemi del quotidiano, aspiriamo. Atmosfera che solo il lavoro, là dove si trasforma in poesia, sa creare.