Rossella Accardi
In un era in cui palpabile è la crisi della comunicazione e forse ancor di più, della conversazione, l’invito è quello di porsi di fronte alle opere in un atteggiamento dialogico. La volontà dell’artista è quella di avviare un discorso e pertanto incoraggia ad una interazione fino a spingersi in una relazione empatica.
E’ una pittura che non richiede soltanto il vedere ma esige un ascoltare, poiché nell’ armonico accostamento cromatico si palesa il discorso interiore dell’artista.
L’atto creativo di Daniele Sbaffi non è frutto di una sofferenza, di un travaglio ma di un gioioso “venire al mondo”. I colori si scardinano dal fondo, vengono incontro a volte a gran voce e a volte, defilandosi in un andamento orizzontale, sussurrando.
Nella stesura del colore poi il dialogo si arricchisce. Attraverso il segno tracciato cogliamo la gestualità delle mani, il movimento del corpo determinante in una comunicazione non verbale.
La pittura si pone quindi su due livelli il primo dei quali è lo sfondo che procede a rendere il distacco della cromia la quale sgorga, rivendicando e vivendo una propria autonomia.
Il fondo non è dunque accessorio ma è l’origine, come la sorgente per l’acqua o la voce per le parole.
Dal fondo passano, fluiscono senza fatica colori/parole profondamente meditate.
L’immagine che percepiamo è quella di un artista che allarga ostinatamente le braccia, a volte le agita per affermare la sua Essenza, la sua presenza fatta non solo di corpo ma di spirito vibrante in sospensione, in attesa che gli si venga incontro, che ci si ponga in relazione.
L’habitat che crea è accogliente, incoraggiante; un contesto nel quale afferma la sua identità riconoscendo e rispettando l’alterità, incapace di intromissione, di ingerenza.
L’originalità, il quid in più di quest’arte è l’aver superato il singolo concetto espresso ed esprimibile attraverso l’opera per una fluente celebrazione di Pathos, Ethos e Logos.
Rossella Accardi
Critico d’Arte