Francesca Mezzatesta

Il suo percorso di vita e quello artistico si sovrappongono nella moltitudine narrativo - espressiva di tutta la sua opera, quale veicolo di comunicazione delle problematiche sociali, spirituali e culturali, intesse attraverso dimensioni intimistiche che da l’interiorità più sommersa del suo essere, lottano dalla rappresentazione delle più drammatiche esperienze della vita di ognuno sino all’universalità comune ad ogni essere umano. Un viaggio talvolta turbolento e altre volte più visionario, nei locus delle memorie e della coscienza per destarne la conoscenza, osservando le sue opere. Una pittura di contrasti e forze degli opposti, che mirano a scavare senza alcuna ipocrisia, nelle domande dei dolori procurati dallo stesso essere umano. Opere dai linguaggi diretti, senza mai limitarsi nelle reazioni di “risveglio” alla realtà dell’osservatore nella sua bascularità di rimandi simbolici, a volte attraversando labirintici graphismi, in cui l’occhio si perde tra forme e circumnavigazioni di pensieri del subcosciente e viaggi e lotte tra “l’io e il Sè”, ciniche realtà, mese a nudo, soppiantate all’improvviso da note pittoriche di “ Esperanza”, come negli ultimi cicli di assenza/ presenza delle figure dai volti trasparenti in venus/angeli che ci donano conforto della loro possibilità di aiuto, in quei sentimenti violati nella stessa esistenza umana come nell’opera “ Sotto l’Ombra delle tue Ali”. Figure che lasciano riflettere quanto labile e in pericolo non solo della stessa autodistruzione umana come nella serie “Ancorati alla Vita” dedicata al terremoto, e ne immette la possibilità di un’ancora Divina in quelle mani che si aggrappano a muri o pavimenti che si sgretolano; il desiderio di negazione verso la distruzione totale, quale metafora della stessa natura dell’uomo. Il fascino del mito tra Apollineo e Dionisiaco, sacro e profano, bianco e nero, ombre e luci in cui ci lascia viaggiare nella dimensione surreale tra i mosaici delle emozioni palpabili invisibili nei labirinti cromatici che dalla precisione anatomica del dettaglio diradano in molteplici horror vacui stagliando sulla superficie pittorica un ensamblè di sentimenti che all’occhio delle evoluzioni segniche sinuose alle finestre dell’horror vacui, creano dicotomie analogiche decorative e stilemi personalizzati che ne riconoscono la sua firma. Nell’orchestica contradittoria come gli estremi di temperamenti e forze presenti in tutta la sua produzione descrittiva criptica ma intensa e mobile della vita e dell’umanità.