Manlio Gaddi
La pittura di Sanchez è una pittura di denuncia. Una denuncia che nasce dalle esperienze della sua giovinezza, denuncia che scatta dai suoi tono caldi, ma spesso cupi, dall’arancio carico del ciclo “Amore contaminato” al marrone venato di rosso del ciclo “In-sana passione”, opere da grandi pennellate per precisi contorni di figure che straripano. Denuncia precisa nei confronti della società vista dall’artista. Nei lavori di Sanchez si individuano agevolmente due filoni non soltanto tematici ma di tensione implicata.
Uno, visionario, che lavora intorno alla figura umana, coinvolta o «liberata», come farebbero intendere in particolare i cicli “Amore contaminato” e “Tra due mondi”. Emblematico di una inquietudine profonda, particolarmente nella serie “In-sana passione”, che sembra scuotere dalle fondamenta ogni condizione e rapporto, che risucchia e scardina, liberando frammenti d’umanità nuda e dispersa (e disperata nel suo cercarsi), ricuciti alla meglio, e con la caratteristica comune a molte opere per cui le figure hanno un volto ma non una fisionomia, per cui sono intercambiabili, solo il genere è, spesso provocatoriamente, dichiarato.
L’altro, intimamente lirico, non contemplativo, ma evocativo, che lavora invece nella partecipazione affettiva e sensibile al proprio passaggio su questa terra, verso un futuro esplicitato nella serie “Tra due mondi”, un futuro che è un passato, anzi un trapassato.
In ogni caso Sanchez torna a privilegiare il rapporto diretto con la figura umana, che assume luogo emblematico di una profonda inquietudine del proprio tempo. S’accentua l’esasperazione erotica, quasi l’esibizione, la partecipazione, ma anche la critica, a una «rage de vie» (rabbia di vita) collettiva. Chiaramente dichiarata in Amore contaminato 3 del 2016. È un momento di forte turbamento, un momento di crisi ideologica, di caduta di miti, e di profonda insorgenza di ragioni esistenziali, Sanchez cerca conforto nella religione, come una riabilitazione o una realtà alternativa. Si aprono prospettive visionarie, Il nuovo giorno (2016) è emblematico di una sorta di ricerca di valori morali ed ideologici appunto. D’altra parte incalza la rivolta, alla quale risponde la strage, il massacro (vedi nota autobiografica). Il destino dell’uomo,che ora è solo, avvinghiato in un continuo corpo a corpo, dominando ogni accenno ambientale, quel destino sembra correre fra la rivolta e la morte, come una parabola inevitabile: ciclo “Oltre il silenzio” Sanchez ama il gigantismo delle figure, la loro aggressività e la loro stessa aggressione sono scoperte, monumentali, quasi lotte di giganti sono le opere dedicate all’amplesso di “In-sana passione”, come Amori proibiti, Un bacio d’addio, Amori ribelli, Il sapore della tua dolcezza, tutte opere del 2016 e giocate con toni cupi. Quella di Sanchez è un’interpretazione del sentimento amoroso e della morte, per usare una definizione abusata l’interesse di Eleazar J. Sanchez è per Eros e Thanatos. Eros, l’amore, è connesso alle pulsioni più intime dell’animo umano. È un mistero irrazionale, che non può essere spiegato ed è forse proprio questa la ragione che lo ha reso fonte d’ispirazione per gli artisti, ognuno dei quali ha provato a dare una sua personale interpretazione, che non sempre si svolge alla luce di osservazioni positive e ne è un esempio il celebre ossimoro catulliano, “odi et amo” (ti odio e ti amo), il quale evidenzia i sentimenti contrastanti nei confronti della donna amata di cui il poeta non si capacita ed esprime un’idea di amore, compagno di dolore, che genera sofferenza nell’animo del poeta.
Ricorrente nell’arte è il binomio amore-morte, laddove l’uno genera ed unisce, l’altro distrugge e allontana. Eros e Thanatos non sono altro che gli opposti principi che reggono il cosmo: l’uno principio di Vita, l’altro di Morte; appare dunque evidente come in questa specialità risieda l’origine della connessione tra i due. Oggetto dell’amore di Sanchez sono le donne, e l’artista le vede come angeli: dotate di ali.
L’immagine dell’angelo ha un’origine molto antica, sicuramente prebiblica, in cui la cultura e la religione ebraica rimasero influenzate dai contatti con gli ambienti egiziani e babilonesi. Già presente nella religione zoroastriana, l’idea dell’angelo si affermò con chiare caratteristiche spirituali di mediatore o rivelatore, unitamente con quella più terrena di messaggero, ma non in questa veste la vede Sanchez. Iconograficamente parlando, l’angelo nasce maschio. Nei passi biblici gli angeli appaiono come uomini, nel così detto apocrifo di Enoch si narra che gli angeli si innamorarono delle figlie degli uomini, e generarono i Giganti, vedi i cicli “Amore incontaminato” e “Oltre il silenzio”. Vi sono casi di antichi angeli dipinti nelle catacombe connotati anche dalla barba, un carattere che, un po’ a sorpresa, ritorna successivamente in rappresentazioni quattrocentesche di angeli dell’Apocalisse (vedi ad esempio i Quattro Angeli presenti nel Differimento della vendetta di scuola pugliese, 1415/1420-1430 circa, Galatina, Basilica di Santa Caterina di Alessandria), quando non sono rare figure angeliche dai tratti e dalle acconciature decisamente femminili (es. gli Angeli di Masolino da Panicale, presenti nel Battesimo di Cristo, 1435, Castiglione Olona, chiesa della Collegiata).
Tuttavia le creature del cielo, esseri incorporei, pur rappresentati con forme umane e dotati di ali si dovevano concepire asessuati e senza età. Gli angeli di Eleazar Sanchez non sono senza sesso, anzi hanno curve generose, ma sono creature prive di identità, appunto senza una fisionomia. Ricordiamo che gli angeli non sono sempre benevoli, vedi Lucifero, sono spesso moralmente ambigui, ma sono irresistibili.
Ecco quindi che il gioco di Sanchez è fra due mondi, come chiaramente dichiarato anche dal ciclo che porta come titolo proprio “Tra due mondi”. Questi lavori parlano del passaggio dalla vita alla morte, dove l’abbraccio è simbolo dell’amore, come possibile fuga dalla morte e fonte di consolazione. Ma l’ammasso dei corpi ricorda la “Danza macabra”, e i gironi infernali danteschi. Basti ricordare il noto episodio di Paolo e Francesca (Inferno, V, 97-107), posti nel secondo cerchio infernale, quello dei lussuriosi, e travolti da una “bufera infernal” come contrappasso alla loro vita terrena in cui si erano lasciati trascinare dalla passione, che aveva vinto ogni controllo razionale sugli istinti. Il sentimento amoroso appare in questa circostanza legato a doppio filo alla morte sia perché è la causa che conduce gli innamorati a morire sia perché sembra paradossalmente realizzarsi nella morte: gli amanti, la cui unione era impossibilitata in vita, si uniscono nella morte: “Amor condusse noi ad una morte”. Nell’antica mitologia greca Thanatos, il Dio della morte, è rappresentato nei panni di un uomo anziano, sinistro e barbuto, a volte alato, che avanza con le forme celate in un nero mantello.
Eros e Thanatos sono eternamente contrapposti nelle culture antiche come anche in letteratura, venendo a identificarsi con il ciclo continuo della vita e della morte. Eros genera, crea, avvicina, riscalda e unisce, Thanatos distrugge, disperde, frammenta, allontana e separa per sempre ciò che è stato unito. Moltissimi autori si sono lasciati incantare da questo tema profondo della Morte, comunemente intesa sotto le sue varie forme, dando risalto a varie angolazioni di quello che è in fondo il momento supremo della vita di ogni uomo, che va incontro alla fine della sua esistenza, o è chiamato ad assistere, impotente, a quella dei suoi cari. Importante ricordare l’interpretazione letteraria che di Amore e Morte fornisce Giacomo Leopardi nell’omonimo componimento poetico: questi sono considerati dal poeta come fratelli generati dalla sorte di cui l’uno dà coraggio e rende eroici, spingendo l’uomo ad agire nobilmente, l’altra, che accompagna sovente il giovinetto Amore, viene invocata come bene supremo per liberare l’uomo dalle sofferenze terrene. Amore e Morte sono per Leopardi “le sole cose belle che ha il mondo, e le solissime degne di essere desiderate!!”. Amore è creatore del piacere maggiore che si possa trovare nell’esistenza universale. Morte annulla ogni male, descritta nel componimento dal Poeta, al contrario di come la immagina chiunque sia privo di coraggio, come una bellissima fanciulla. Entrambi sono i maggiori motivi di conforto per ogni animo saggio. Per finire l’opera di Eleazar Joel Sanchez nel suo complesso richiama alla memoria l’affermazione del greco Menandro: “Muor giovane colui che al cielo è caro”.
Padova, Giugno 2017