Antonio Gasbarrini
IL TRANSCOLORE DI ENZO MARINO
Miles Davis + Palle Mikkelborg + Enzo Marino + Angelus Novus = Aura. Con questa atipica, ma risolvibile e risolta "equazione estetica", la performance di Enzo Marino tenuta nello spazio culturale di Angelus Novus a l'Aquila dal 30 aprile al 2 maggio '98, ha consentito di esplorare i cangianti confini pittura/musica, i cui connotati essenziali sono stati fissati agli inizi del '900 dall'avveniristico carteggio Schònberg -Kandinsky: «Penso infatti che l'armonia del nostro tempo non debba essere ricercata attraverso una via "geometrica", ma al contrario attraverso una via rigorosamente antigeometrica, antilogica.
Questa via è quella delle "dissonanze nell'arte", quindi tanto nella pittura quanto nella musica.
E la dissonanza pittorica e musicale di "oggi", non è altro che la consonanza di "domani"», (Lettera di Kandinsky a Schònberg, 18 gennaio 1911); «Ogni creazione, ogni creazione consapevole si basa su qualche principio matematico o geometrico, sulla sezione aurea o su qualcosa di simile.
Solo la creazione inconscia, che si traduce nell'equazione "forma-manifestazione", crea forme vere; soltanto questa produce quei modelli che le persone prive di originalità imitano poi, trasformandole in "formule"», (Lettera di Schònberg a Kandinsky, 24 gennaio 1911).
Le nove tele realizzate da Enzo Marino alla presenza dei fruitori, (i quali mentre ascoltavano i brani di Aura, vedevano la materializzazione in progress del dissonante transcolore sono ro dell'artista partenopeo), provvisorie e suscettibili di radicali trasformazioni fino al suggello della "stoccata" decisiva data sempre con un trans/figurante rullo-pennello, vanno ora – a perfomance conclusa - "sentite" all'unisono e con un unico colpo d'occhio.
Solo in tal modo, infatti, sarà possibile percepire i rapporti empatici intercorsi tra la matrice simbolica di Miles Davis, le elaborazioni analogiche e digitali dei nove movimenti musicali di Palle Mikkelborg e la silhouette davisiana evocata da Enzo Marino quale basso continuo di ognuno dei nove colori-visioni chiamati in causa (White, Yellow, Green, Red, Orante, Blue, Indìgo, Electric Red, Violet): ora in modo armonico (penso al rapporto tonale giallo-grigio di Yellow), ora in maniera decisamente sincopata (mi riferisco alle tante vibrazioni corpuscolari di White od a quel lancinante rosso-verde di Electric Red), ancora nella stridente aritmia scrittura-immagine-colore di
Violet).
E, mentre l'aura di Walter Benjamin evidenzia la desacralizzazione dell'opera a causa della sua riproducibilità tecnica, {'Aura ri-proposta da Enzo Marino è molto vicina, con le sue graffite scritte di Drug, Life, God, $ alla massima di Adorno: «L'allergia all'aura, allergia cui nessun arte può sottrarsi, è inseparata dall'erompente inumanità».
Inumanità affiorante da quelle mani rupestri, da quei volti- maschera espressionisteggianti, da quei falli volanti (la virulenta comunicazione sessuale della pubblicità massmediatica), da quella ridente, irritante figurazione primitiva che nei suoi esiti anti-graziosi, fa lo stesso effetto di un pugno dato allo stomaco. Non solo al disinvolto e superficiale eclettismo di tanta arte contemporanea (il post-moderno in primis), quanto al disimpegno linguistico complessivo dei troppi artisti (giovani
soprattutto) capaci solo di ri-masticare, e spesso in malo modo una trita concettualità (degenerata per lo più in concettuosità)' storicamente bruciata dall'insuperata e insuperabile genialità duchampiana.
Una pittura, questa di Enzo Marino, memoriale nelle sue stratificazioni materiche, e modernamente attuale nel suo dichiarato anticlassicismo: là dove erano le velature rinascimentali a conquistare illusionistiche profondità prospettiche, sono adesso le cancellature, le sovrapposizioni acriliche, a dare consistenza poetica e fisica ad una ostica immagine "murale" ove segni, colori e scritte alternative - ideologicamente caratterizzate '- contestano le ri/verniciate ed asettiche superfici esibite dal Potere di ogni tempo ed ogni luogo.
E pertanto la scorza, la pelle, la texture delle rugose tele di Aura a ricordarci che arte e poesia, gesto e segno, scrittura e immagine, suono e colore, forma e materia sono, olisticamente, qualcosa in più della loro non-matematizzabile somma: e le avanguardie storiche (ci si ricordi ogni tanto della sinestesia futurista o dell'automatismo surrealista) insegnano ancora.
Antonio Gasbarrini - pubblicista, saggista e critico d’arte