Francesco Piselli
FENOMENOLOGIA DELLA PITTURA DI ENZO MARINO
Siamo in presenza di un autore che sta apportando un contributo autentico. Enzo Marino, il cui gesto rigoroso può essere compreso soltanto guardando molto in dentro, non oltre la materia, ma dentro la materia, non oltre la pittura ma dentro la pittura. E’ proprio dei buoni pittori far vivere nell’opera una luce che sia quelle stessa della loro esperienza, storica e concettuale non meno che percettiva. Enzo Marino infonde la luce umida e blu, inconfondibile e non altrove reperibile, di una particolare area campana disposta sul mare e sotto un tremendo focolaio vulcanico. In questa luce l’esistenza persiste a rischio, è atletica, sfida potenze inumane, sopporta il travolgimento ma non ammette di non guardare avanti. Qui arte significa lotta: lotta per neutralizzare il soffocante statuto fisico delle cose e conseguire nella favorevole luce umida un respiro liberato dai giallori dello zolfo igneo, e così è enunciato il secondo estremo cromatico di questo abile colorista. Il Giallo è citrino, acerbo, bronzeo, dorato, diluito in biancori rosati, è la Terra in sussulto. Il Blu, appartiene alla profonda regione superiore, anticamente denominata <Etere>. La comunione del Giallo igneo, terrestre, mutante, ansioso, e del Blu umido, aereo, stabile, costituisce il Verde, la vita. L’inumano si fa sovrumano, il sovrumano si fa inumano. Nel mezzo, sono i Mortali. Essi hanno dei corpi, quei corpi, segmentati da possenti linee di forza, che sono tema costante e centrale di Enzo Marino. Corpi eroici, corpi spirituali, sono in stretto nesso con l’Etere. Vi nuotano, vi si allungano e protrudono con le articolazioni per meglio penetrarlo. Esso risponde loro, sia che vorticando li accetti, sia che si condensi aureolando una testa in forma di trecce o foulard, sia che ne spinga qualcuno al suo bordo estremo per onorarlo consegnandolo a un destino di catastrofe sublime; esso precipita facendo propria l’imposizione necessaria mentre la rifiuta, con gesto di straordinaria tensione. Più in qua, nel Giallo della Terra, i corpi semplicemente corpi riescono a sopportare la spaventosa pressione del sovrumano e dell’inumano soltanto quando essa si manifesta velandosi nella forma tragica, e quindi alleviata. Tuttavia non si tratta per loro di sussistere in mezzo a finzioni che non fanno male , perché una corrosione fatale li sta riducendo, dall’interno, a pellicole di pigmento di cui non si comprenderebbe come riescano a esistere se non le sapessimo animate dall’arte, così come avviene e deve avvenire per le apparizioni teatrali. La potenza ignea ha percorso questo mondo dei semplici corpi, senza riuscire a distruggerlo completamente. Ascoltiamo un grido, ma qui non era soltanto grido, erano la parola che nell’anarchia afferma l’unità, la partitura ordinata, la musica. Gli strumenti della musica non sono stati completamente bruciati, sebbene per il momento ne sia andata perduta l’incordatura; per quanto rammolliti e deformati, rimangono disponibili. Come hanno potuto resistere? Un umido luminoso vento blu dall’etere si gettava sul mondo degli uomini, per difenderlo, e gli uomini sono andati incontro a quel vento che con la sua impetuosa filiera ne getta all’indietro e ne ammassa le capigliature. Essi gli vanno incontro, fendendolo coi loro profili taglienti, guardano in avanti. Una Salvatrice porta verso il vento il futuro degli uomini in aspetto di infante. L’Etere lo aspetta. Tale il messaggio di speranza eroico che Enzo Marino annuncia al nostro tempo, fra i visibili chiarori del nuovo millennio: In avanti.
Francesco Piselli Professore ordinario di Estetica, Università di Parma, Italia