Dante Bus

IL FEMMINILE LUNARE 

 

L’artista Ezio Ranaldi attraverso la sua arte si prende  in carico una delle tematiche più cogenti – e più discusse – della storia dell’umanità: il ruolo della donna. Le donne vengono rappresentate tanto nella loro potenza seduttrice, protagoniste indiscusse su tele conturbanti, quanto nella loro più intima fragilità, paura e ferocia. Sono rappresentate frammentate, spezzate, “rotte” (il tutto coadiuvato da simboli che ne evocano lo strazio: esplosioni, urla, bicchieri che implodono) come a indicare una sessualità sfaccettata, stratificata, in continua mutazione e sempre in bilico. Nulla per la donna è definito o definitivo in sé e fuori di sé. Emerge la tensione, la paura di dover difendere la propria fragilità e vulnerabilità dalla brama altrui, proteggere il simbolo della potenza generativa più profonda: il corpo, nudo. Ed anche la voglia, stremate, di potersi obliare e sottrarsi allo sguardo altrui; dormire, girare le spalle a quello specchio di consapevolezza, di  dura crudità. La donna lotta, la donna è arrabbiata. E’ intensa, forte; il colore rosso ricorre spesso ed evoca una passione che scorre nelle vene, ma anche il sangue versato e la sofferenza.  Sulla scia di Klimt, Ranaldi si propone di rappresentare la donna nella sua complessità, nel suo eterno divenire e trasformarsi, come vittima di un destino che non si è scelto. La luna ne è garante e testimone. Non a caso Ranaldi pone la luna, lucente e silenziosa guardiana, accanto a corpi di donna. La luna, archetipo femminile materno per eccellenza, è simbolicamente da sempre collegata ai ritmi biologici, all’acqua, alle maree, ai cicli femminili, al passaggio dalla vita alla morte.  Il femminile lunare è misterioso e ambiguo, ha il potere divino di vedere oltre, di illuminare le zone d’ombra dell’anima, soprattutto quelle più oscure e di entrare in contatto con queste in un dialogo che può far tremare.