Marta LOCK - CRITICO D'ARTE- MAGGIO 2022

Il mondo dei sogni e dell’immaginario nell’Espressionismo simbolico di Franca Fabrizio

La ricerca di un luogo ideale attraverso il quale riuscire a trovare una dimensione differente da quella contingente e osservabile nella quotidianità, che spesso appare troppo piatta o poco affine a un animo sensibile e orientato invece a lasciarsi trasportare dalla propria fantasia, è una caratteristica comune a tutti quegli artisti che preferiscono costruire qualcosa di nuovo e diverso, un universo parallelo in virtù del quale evadere dalla realtà oppure dare una propria personale interpretazione di tutto ciò che ruota intorno all’essere umano o alla vita dell’esecutore dell’opera. L’artista di cui vi racconterò oggi si immerge nel proprio mondo fatto di energie, di personalizzazioni dell’osservato e di mondi apparentemente irreali che racconta attraverso uno stile fortemente personale e riconoscibile.

Nel corso della storia dell’arte vi sono stati diversi grandi maestri che, ancor prima di appartenere a uno stile ben distinto e definito, hanno scelto autonomamente di legarsi a quelle energie sottili che interagivano con l’uomo, con le sue fantasie, i suoi sogni che pertanto apparivano enigmatici e inspiegabili; oppure, di contro, ve ne sono stati altri che si aggrappavano letteralmente a quel mondo fantastico per circondarsi di tutta quella leggerezza che non trovavano invece nella quotidianità. Uno dei pionieri del Simbolismo fu il pittore olandese Hieronymus Bosch i cui dipinti erano immersi in atmosfere inquietanti e pieni di figure e di scene allegoriche dei peccati e delle debolezze umane in cui l’apparato prospettico e le proporzioni sulla tela erano appiattite per dare maggior rilevanza e spazio ai numerosi elementi simbolici inseriti nella composizione pittorica; nel suo caso la riflessione su tutto ciò che concernesse l’uomo sembrava più orientata al mondo dell’incubo, alla visione cristiana della punizione a causa della dissolutezza e del peccato. Qualche secolo dopo non solo il Simbolismo divenne una vera e propria corrente pittorica ma esaltò la connessione con una spiritualità troppo spesso dimenticata dagli artisti dei secoli precedenti, un legame con la natura e con il divino che induceva gli appartenenti alla corrente a soggettivizzare la realtà imprimendo sulla tela le proprie sensazioni, il sentire che proprio dall’osservato veniva ricevuto. Ci volle però ancora qualche anno prima che i creativi fossero in grado di appropriarsi completamente delle proprie emozioni, della loro sfera interiore, che fosse onirico o semplicemente emotivo poco importava, trovando così un modo completamente inedito di interfacciarsi con la tela, rinunciando al bello, alla perfezione esecutiva, al gusto estetico più accademico; quella nuova corrente prese il nome di Espressionismo e liberò completamente gli artisti da ogni regola stilistica precedentemente ritenuta fondamentale, rinunciando alla gamma cromatica affine alla realtà per dar spazio a una tavolozza che fosse in grado di accordarsi invece a quel mondo intimo, a quelle inquietudini oppure a quelle emozioni che necessitavano una propria dimensione diversa da quella reale. Tra i molti esponenti della corrente che scelsero di evadere dalla contingenza per dare spazio al sogno, quello leggero, quello positivo e in grado di rendere più gioiosa e meno monotona la quotidianità vi fu il grande Marc Chagall che con le sue atmosfere oniriche e fantastiche pur non essendo mai completamente staccate dalla realtà, continua a far sognare collezionisti e appassionati di tutto il mondo. Per lui volare faceva parte di una dimensione quasi normale, immaginare un mondo idilliaco e sereno costituiva un progetto da realizzare, un desiderio all’interno del quale vivere attraverso le sue immortali opere. L’artista Franca Fabrizio, nata in Umbria ma valdostana di adozione, sceglie di rimanere nella medesima dimensione immaginaria di Marc Chagall, riprendendone le atmosfere fiabesche all’interno delle quali colloca personaggi, oggetti, animali che sembrano avere una vita propria grazie all’ascolto delle energie sottili, della naturalità, che costituiscono le linee guida essenziali e imprescindibili della sua pittura quanto del suo approccio alla vita. Il suo Espressionismo si mescola così al Simbolismo e all’attitudine di Bosch di riempire tutta la tela con i suoi personaggi e le sue allegorie come se fossero tutti disposti in un unico piano, ma anche alla tendenza Naif di semplificare la descrizione dei paesaggi e di tutto ciò su cui lo sguardo della Fabrizio si posa, dando vita a uno stile in cui il tratto del segno grafico emerge e si mescola con la parte pittorica, un approccio esecutivo che predilige la semplicità e l’immediatezza, quasi come se la realizzazione dell’opera fosse frutto di un sentire istintivo e come tale deve manifestarsi e fuoriuscire. Racconta di un mondo fatto di emozioni belle, di musicalità, di paesaggi incontaminati, di animali che sembrano avere una propria spiccata personalità grazie alla capacità di Franca Fabrizio di ascoltarne le voci silenziose, quei piccoli dettagli, quegli inconsapevoli atteggiamenti che li contraddistinguono e che sono visibili solo a chi ha una particolare sensibilità. Nell’opera Inter sidera versor (Mi muovo tra le stelle), l’artista racconta di un mondo in perfetta armonia tra uomo, animali, simboli tribali e antichi, case, tutto in un equilibrio in cui nessun elemento prevale sull’altro perché in fondo quando ci si sposta in una dimensione diversa, parallela e ideale, l’attaccamento alle priorità dell’esistenza terrena sembrano perdere importanza mentre emergono invece quelle più emozionali, quelle che danno vita a una scala di valori completamente differente, in cui il passato convive con il presente come se fossero in parallelo, entrambi indispensabili alla vita, in cui non esistono differenze di ruolo sociale, di razza o di religione, o dove i beni materiali, come una casa, non sono prevalenti sugli affetti di cui l’essere umano vive e si arricchisce. I vari elementi sono infatti posti sull’opera in modo disordinato proprio per sottolineare una scala di valori completamente sovvertita rispetto a quella dell’approccio razionale. E ancora in Spiritelli della musica la Fabrizio mette in risalto non solo l’importanza dell’armonia delle note nella vita e nella storia dell’umanità bensì anche la connessione con tutto ciò che entra in sintonia con la melodia come la natura stessa, che ne giova, come le persone che si lasciano andare a sensazioni, a movimenti fluidi lasciando indietro le preoccupazioni della quotidianità anche solo per un attimo; rappresentare le note musicali vicine a quei piccoli folletti che sembrano aggirarsi intorno all’essere umano, come se si ponessero sopra la scia del flusso musicale ma anche energetico che nell’Universo costantemente si muove, diviene dunque un modo per lasciar intendere quanto vi sia oltre l’apparenza, quanto a volte, malgrado l’inconsapevolezza delle persone, tutto abbia una vita propria che prescinde dalla tendenza al controllo, quanto tutto abbia un senso differente da quello che l’uomo è abituato ad attribuirgli. Nella tela L’anima della Montagna l’artista evidenzia quanto sia forte la sua attitudine ad andare oltre il visibile, a lasciarsi trasportare verso l’ascolto di tutto ciò che sembrerebbe destinato a non fuoriuscire ma che invece può manifestarsi se chi vi è davanti mostra una connessione profonda con un mondo più sotterraneo e al tempo stesso più elevato, più in armonia con il mondo in cui vive; tra le cime delle montagne raffigurate si nascondono infatti delle fate, delle giovani ultraterrene che mostrano all’osservatore quanto persino qualcosa di apparentemente inanimato come un monte possa avere un’anima, una capacità di assorbire l’atmosfera circostante, l’azione dell’uomo. Dunque in qualche modo nel suo sogno di un mondo migliore Franca Fabrizio attribuisce alle impervie montagne anche una capacità salvifica, l’umanità di aiutare e accogliere chi sa amare la natura ed è capace di prendersene cura, perdendo così quell’aspetto algido e distaccato per assumere un’apparenza più morbida, più in armonia con le debolezze e le fragilità dell’uomo. Franca Fabrizio non parte mai dal disegno bensì comincia a lavorare sulla tela in maniera impulsiva e inconsapevole, senza un progetto in mente perché poi sono la fantasia, l’immaginazione, a dare un senso compiuto a ciò che lascia fluire liberamente connettendosi con il suo ricco mondo fiabesco. Franca Fabrizio ha al suo attivo sette mostre personali e numerose partecipazioni a mostre collettive in Italia e all’estero, oltre ad aver preso parte a importanti fiere del settore come Paratissima nel 2015 e PaviArt nel 2022.

Marta Lock

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