EDMONDO ASTALDI

Secondo una calzante ed incontrovertibile affermazione di Robert Julius Oppenheimer, se l' uomo dovesse perdere il contatto con la natura, sua ineliminabile dimensione esistenziale, egli stesso sarebbe perduto.

Consapevole di quanto sopra, Francesco Bonini dirige la sua operazione pittorica all' interesse di un continuo, corroborante dialogo con ciò che del contesto naturale fa parte, prodigandosi al massimo alla ricerca preziosa del silenzio, che solo immergendosi in quegli ambienti incessantemente rinnovati dal flusso perenne delle stagioni è possibile rinvenire.

Che sia una boscaglia nella sua rigogliosa, opulenta vegetazione, un rincorrersi di sinuosità montane, un raffrescante corso d' acqua che dalle cime alpestri scende verso i meandri della pianura, un'esplosione di fiori, una nevicata con i suoi candidi riflessi, Bonini si proietta "toto corde" e vi scopre quegli squarci di serenità, di risintonizzazione con il mondo contemporaneo devastato da fragori, stuprato dalla nevrosi, visitato da logoranti angosce che rendono la vita sempre più una fuga da insidiose, avvilenti prigioni psicologiche mentali e comportamentali.

La pennellata di Bonini, affidata ad una stesura energica, volutamente marcata nelle sue assonanze o nei suoi contrasti, è rivelatrice di una tensione che solo in quello scenario fatto di quiete ritrovata mette l' autore nelle condizioni di sentirsi pienamente appagato.