Alfredo Pasolino

Francesco Bosco, in Arte Francisco Garden, Cosentino della generosa terra antica, di Storie vere e testimonianze archeologiche. Dopo un’esperienza professionale, dedicata alla modellazione plastica tridimensionale della creta. Dal suo ha saputo trarre metodi e contenuti, approdando ad un linguaggio personale, originale. Le nuove opere di TEMPS D’ENFANT Francisco indaga autobiograficamente nella profondità del suo Io multiforme, vorticoso liberatore di originali ideogrammi trasferiti sullo schermo mentale, assemblati al personale rapporto col tempo, col sogno visionario, filtrando particolari suggestioni del pensiero metafisico, da sorprendente neofita, aspirante all’ingresso nella para-dimensionalità spirituale individuale. Un personale microcosmo al quale affida il compito di esecuzione del tema proposto, assecondando sulla corda vibrante del suo lirismo, gli elementi-formali oggetti-soggetti, ai contenuti del loro Simbolo ermetico. Per tradurli alla comprensione dello spettatore. Perifrasi figurali generative di reciprocità del dialogo. Quasi sempre con pubblico, attento osservatore, specialista, attratto a decifrare, per ogni appuntamento artistico, il suo prolifico fluente sogno immaginifico. I soggetti via via utilizzati, liberati nell’immediatezza ispirativa, come nell’intuitiva capacità del pensiero, sono frammentarie componenti del suo narrato, spaziano tra realtà quotidiana, fiaba e fantasiosa visionarietà, considerata tale dall’osservatore ‘comune’, non sedotto dallo stupore, dinanzi al mistero indecifrabile del simbolo, conduttore per lui, frenante, timoroso. Altrimenti, ci si muove dallo stupore contemplativo ed estetico del simbolo, velato, in apparenza, del sottofondo di autoironico-enigma, e auto-interrogativo. Capolavori che prendono vita in uno spazio scenico, immerso nel monocromo blu-turchese, o azzurro-mare, o rosso vermiglio e nero, oscillante tra dramma e sensualità, o memorie traumatiche, in cui per entrambi, campeggia l’icona-antropica fondamentale, sovente con sguardo sospeso, come presenza-assenza, trasferito quale viaggio mentale, su dimensioni ‘altre’, mute, superiori. Elementi figurali interconnessi fra loro, motivati dal racconto e dal protagonista-iconale. Assecondati, pertanto a contorni marcati continui, portando il lettore, là dove l’artista ci vuole condurre. Un’attenzione critica, mai scaduta a tensioni o forzature, di toccante sensibilità nei suoi ‘atteggiamenti’. Mentre ci invita nel suo personalissimo mondo alimentato da ludico stupore, spesso fatto di situazioni marcate, pensanti e coinvolgenti. Francisco ha il senso della libertà naturale. Egli vive consapevole dei propri ideali. Estremamente intelligente, quanto duttile, perviene a un sintetismo, non per evoluzione spontanea, ma lontano dalle mode, come da ogni influenza della modernità contemporanea. Avverte la necessità di una propria autonomia, altra vera essenza del lavoro, appartato, possiede le caratteristiche speciali del ricercatore e altrettanto scopritore degno di un Ambrogio Fogar, aleggiando tra Simbolismo introspettivo e immaginario mentale. Con la sicurezza del segno, parafrasando gli elementi strutturali di senso. Un che, di sensoriale-sensitivo in comunicazione con l’anima, abbracciando tutte le sensazioni istintive, arcane e psico-emotive. Col rifiuto netto di essere collocato vicino agli opportunisti dell’ultima ora. Quel suo fare, suona come atto liberatorio, in quanto, come lui, siamo soffocati, in ogni istante, da certezze codificate di vetusti rituali. Garden affida ai suoi oggetti-soggetti il valore di emozione umana, per quanto non è solo proprietà del linguaggio grafico, ma capacità d’intridere, donando luce e anima ad ogni composizione, come ad ogni elemento partecipante. Con la forza di farsi ‘qualità’ superiore. E toccante elevazione. Pure il simbolo scandisce con il tempo, le stagioni dell’anima. Per elevare di sé, concorrendo ad ogni spirito umano. La sua è prosa grafica seguendo ideali precisi., nelle loro intriganti metafore: sui valori che contano. Le sue Opere sono frammenti di un contesto fiabesco, per un mondo ideale, ricco di memorie ludiche, di riferimenti certi, e non sempre melodrammatici. Frammenti legati all’esistenza del bello e del buono, rivelatore di sentimenti più profondi. Un compendio molto esauriente, in questi Messaggi silenziosi, suscitatore di percezioni intuitive e interiori, in chi osserva, traducendo le nubi del pensiero di Francisco Garden, con un filo conduttore comune ad essi : quello di restituire dignità psichica ad ogni elemento rivestito dal Simbolo! Francisco Garden ci suggerisce in cosa possa consistere la ‘pietra angolare’ dell’edificio umano dell’alleanza e armonia dell’arte con i suoi artisti, per coltivare l’immensa trascendenza dell’anima, e la sua tensione, già nell’uomo, come nelle coscienze. Un Asintoto sinuoso, curvilineo,verso l’assoluto, senza mai toccarlo

a cura di Alfredo Pasolino Critico d’Arte Internazionale