Mario Bizzoccoli - Critico d'arte

FRANCO VOLPI O DEL NUOVO SGUARDO

Franco pone lo sguardo. Se, poi, vogliamo rubare un titolo, prendiamo quello (mitico) di Theodor Adorno, Lo Sguardo Lieto. Lieto? Sì, totale, perché Franco parte dall'assioma vedere-guardare-osservare che si concretizza, per lui, in un atto addirittura momentaneo, istantaneo, per essere più precisi. E perchè? Chiediamocelo subito, è giusto e naturale, ancora: è vitale. Franco compulsa, tiotalmente, la sua esperienza ed abilità professionale di fotografo; il famoso Attimo Fuggente, lo afferra, ovviamente, con lo scatto dell'obbiettivo, un gesto ridondante ma inimitabile, che collega l'occhio attento alla mano pronta, capaci, entrambi, di individuare quel processo al tempo stesso emotivo e razionale, della riproduzione del visto nell'immagine dell'osservato-osservante, cioè dell'analisi che non può fermarsi al puro apparire, tanto di moda nei tempi attuali. Il passaggio dal click al pennello, quindi, gli risulta più che naturale.

C'è, però, una sostanziale differenza, tra l'immediatezza della foto, sia anche puramente di posa, e l'applicazione pittorica che, badiamo bene, NON è il ricalco pedissequo e manierato della fotografia. Franco, quando ha il pennello in mano e dispone dei suoi colori ad olio da stendere sulla tela, o qualsivoglia supporto ritenuto consono, porta il suo sguardo oltre la posa e l'immediatezza fotografica: Franco fissa, stabilisce e, in questo modo, vivifica il soggetto che vuole esporre. Va da sè che il suo sguardo analitico e sintetico, al tempo stesso, non rifugga dalla sperimentazione, sia benchiaro, senza, però, cadere nello sterile sperimentalismo di maniera. La lezione che ha assorbito da fotografo professionista, si esplica nella sua pittura, percorrendo, in pratica, tutti i generi di questa arte, all'oggi diffussima, ma, un po' troppo spesso, banalizzata o, peggio, stravolta. Eccolo, dunque, fare, letteralmente della ritrattistica, in cui si devono riscontrare due tendenze stilistiche: la prima è la classica della posa, in cui il soggetto è dettagliato, preparato ad essere quello riconoscibile all'immediato e, al tempo stesso, atemporale. La lezione dei grandi fotografi, a partire da Nadar per arrivare a Cartier-Bresson, unita alla ritrattistica classica italiana - che ascende essenzialmente al Rinascimento - fanno in modo che la visione del soggetto sia uniforme e comprensibile, netta. La seconda tendenza del suo ritrattismo è il fermare dei soggetti di sentimento, come, per esempio le maternità, le espressioni visuali dell'infanzia, dove innocenza, amore, trasporto prevalgono, decisamente, sulla posa.

Da questo, abbiamo, almeno, altre due espressioni che Franco sa e vuole cogliere: la Natura Morta e il Movimento. Nel primo caso, Franco va, decisamente, nel campo del Manierismo storico, fortificato dall'esperienza post-romantica dei macchioli lirici; la sua Natura Morta si pone in un'atmosfera di pura tranquillità ... ma non di silenzio. E qui bisogna appuntare la nostra attenzione, sulla tecnica del colorismo crudo che Franco adopera. Impegati crudi, ed accostati sapientemente, i colori che determinano tutta l'opera di Franco creano e giustificano la forma, senza concedere nulla a qualsivoglia barocchismo: il soggetto è quello, identificato, sottolineato precisamente e, sì, ricostruito da questo colorismo quasi metallico che, però, non lo "gela". Il movimento, poi, vero balzo dalla fotografia dinamica, apre decisamente la visione e l'introspezione ; giusto che sia il genere sportivo quello che viene presentato all'osservatore: E in tutte le sue espressioni variegate, lo sguardo di Franco, l'Alpha e l'Omega della sua opera (mi si perdoni la citazione evangelica) è lieto, convinto di trasmettere un messaggio artistico sicuro, che diventa, certo, dimostrazione tecnica, ma, soprattutto, coscienza morale salda.

 

Carpi, li 1 novembre 2021