Cav. Flavio De Gregorio
Scrivere di una pittrice come Maglia Maria Gabriella, nota nel mondo dell’arte con il nome di Gabri, in quanto Ella stessa firma così i suoi dipinti, resta per me smisuratamente emozionante, non tanto per l’artista in genere, ci sono ormai abituato, quanto per la semplicità esecutiva impeccabile e per la genuina personalità che si riversa spontaneamente, impreziosendo così inevitabilmente ogni suo dipinto.
Tale condizione permane colma di emotività e apprensione, caratteristiche peculiari che contraddistinguono l’anima del vero artista.
Gabri è una pittrice complice della sua imitazione che reagisce soavemente alla trasfigurazione oggettiva del paesaggio, il cardine prioritario di alimentazione della propria vitalità.
Ella si amalgama con i suoi colori ai contesti scenografici, con tanta facilità, proprio grazie all’entusiasmo che nutre per la vita. Gabri palesa con estro e ambite suggestioni poetiche tutto quello che vede e sente, trae con forza d’animo e ragionevolezza il meglio del meglio della vita e dell’amore, delle attenzioni e liriche intraprendenze scenografiche, ove il sogno a volte diviene complice di una reattiva ed interiorizzata, affine risposta al dubbio.
La pittrice Gabri nei suoi dipinti investe tutte le energie vitali tramutandole in un duplice vortice di pulsioni ed echeggi interiori, capaci di andare oltre i confini del cosmo, svelandone le attrattive condizioni umane, in risposta ai propri disagi.
Una pittrice che fa arte al momento di esternare un condizionamento emotivo a fronte del trattato intimo a cui giova trasmettere, per meglio definirne i tratti grafici in sognanti contesti fiabeschi.
Paragonerei la Gabri pittrice all’esteticità svolazzante di un cigno che nel fluire del suo pensiero, dolce, frescheggiante, affronta acquaticamente anche l’umida calura estiva.