Rebecca Rodin
L'AFFRESCO COME ISPIRAZIONE NELL'UMBRIA DI G. MAGRINI
di Rebecca Rodin
Da il Mattino - LUGANO - Mercoledì 28 marzo 1990
Un altro giovane, ma che sembra aver già trovato la sua strada. È il pittore Giampiero Magrini, che' espone alla Galleria Mondo dei Fiori. Umbro di nascita, ha ampiamente attinto ai succhi della sua terra, ricca di tradizioni artistiche e di paesaggi dolcissimi. La sua è una strada particolare, che si ricollega al passato. rinnovandolo.
È l'affrescro, tra le molteplici espressioni d'arte d'un tempo, che ha colpito in modo particolare questo artista. Avendo studiato con attenzione le tecniche degli antichi, compresi alcuni "ricettari" di intonaci e colori, ha composto dei quadri che a prima vista appaiono come strappi di affreschi. alcuni con zone appena restaurate, che si stagliano sul resto del quadro. Il risultato è ac::-attivante, e da queste g.randi tavole spira ~:1'aura di epoche passa~e. rafforzate ancora dalla s., ... e1ta dei soggetti, di Ò:ara ispirazione rina~:::1entale nella maggior ~e dei casi. Visi soavi è.. ITladonne contro uno
~ :-:do evanescente, dove :nrravedono tipiche ~~:-..:zioni del Quattro~~~o toscano o villagget-
± il~'C mbria ormai _...3.5. scomparsa. e che -=. ~'~:e artificio fa sem-
-~-e x-,ostati dai secoli.
Colori pastosi, delicati, i toni delle varie terre fusi coi grigi e gli azzurri pallidi tanto cari a Leonardo nei suoi sfondi di sapore lombardo. Spesso un viso appare, riconoscibilissimo, richiamo a immagini di Botticelli, Michelangelo, Piero della Francesca, come uno sprazzo del passato che riaffiori in un quadro odierno. Immagini religiose, quali una bellissima Maestà, o il San Francesco, con un dolce viso giovanile, o ancora profeti di michelangiolesco ricordo, e immagini prevalentemente femmnili circondate da putti, altri putti che giocano alla guerra, una dama con l'arpa, musici. Nello sfondo appare qua e là un paesaggio noto, uno scorcio di Assisi o una chiesa rinascimentale, quasi un tempio pagano, e sempre quel leggero sfarinìo dell'intonaco a segnare il passaggio inesorabile del tempo, che però tutto addolcisce, sfumando gli angoli troppo netti e i colori troppo vivi. Alcune nature morte, anch'esse però trattate con la stessa sensibilità, come la tavola intitolata «Etrusco», con un'anfora che ha tutta la vetustà del pezzo di scavo riportato alla luce.
Una mostra che ci ricorda che ancora molto dobbiamo agli antichi
maestri, e che molto si può attingere ad essi, senza cadere nella piaggeria o nel manierismo, come ce lo dimostra questo artista, pur giovane, ma già affermato in una sua via di indubbia originalità. Uscendo dalla galleria si prova una struggente nostalgia e il desiderio di rivisitare i paesaggi dell'Umbria, così pieni di suggestioni e di stupende testimonianze del passato.
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