prof. Paolo Levi

Le opere qui presentate da Gianni Catracchia sono avvolte da un’atmosfera surreale e onirica caratterizzata da cromatismi vibranti. nudi femminili abitano questi lavori, raccontati in uno stato di sospensione, in attesa di eventi non precisati, come in “Mai nettare fu tanto amaro”, o ritratti seduti in atteggiamento meditativo come in “Il senso della vita”.

Questi lavori sono costruiti sulla dialettica dei contrasti, nell’alternarsi di colori forti, stesi con pennellate asciutte e scabre. Sono rappresentazioni dove il confine fra reale e immaginario è estremamente labile e dove la nettezza segnica si addolcisce soprattutto là dove segue i profili anatomici dei corpi, o quando delinea drappeggi e altri elementi decorativi. tramite una dialettica sobria, l’opera si svela sulla tela con un perfetto equilibrio tra pieni e vuoti, concedendo ampio respiro all’intreccio segnico e cromatico. La scelta dell’artista si gioca su poche tonalità affiancate con equilibrio in un rincorrersi di tono su tono, condizione che nell’alternarsi chiaroscurale scandisce le campiture del dipinto.

evocando atmosfere di solitaria contemplazione, queste narrazioni visive immergono l’osservatore in un altrove parallelo, ideale rifugio per ripiegarsi in una quieta introspezione. Catracchia conduce l’osservatore in un mondo delimitato dalla componente surreale. ricco di reminescenze e richiami simbolici, nel tentativo di trasfondere nel presente gli stessi ideali che hanno animato gli eroi di ieri, protagonisti di grandi eventi, e simbolo di un’umanità capace di trascendere il suo destino mortale. Queste opere di gusto classico nel disegno, nel soggetto e nell’uso della luce e del colore, descrivono bene il nostro presente, dotate come sono di un’immediatezza comunicativa e di una rara capacità di riscrivere il reale senza alterarlo, ma solo rielaborandolo in colorita sintesi visiva.