Angelo Calabrese

Intanto la vita fugge e i grumi dei sentimenti si stancano alle soglie inesorabili con ingressi - uscite severamente sorvegliati da guardiani he tra loro non si conoscono e che assolvono la medesima funzione : sei chiamato all'azione e come agisci sei condannato , di quà e di là la condanna è sicurezza d'imparzialità. Giovanni Liotti non poteva essere che uno sfrattato della prima ora: al manifesto degli Sfrattati di testa doveva essere tra i firmatari, perchè la sua accensione d'entusiasmo e la consapevolezza della routine,  che stanca la verifica, gli confermavano l'incessante di una forza naturale che perpetua lo sfratto , cioè l'estromissione dagli spazi ambiti nei quali è difficile restare. Dal grembo materno alle case archetipiche, dal ponte e dalla piazza, dal trono  e dall'altare, dall'Olimpo e dal baratro , l'andirivieni, fuga in avanti o regressione non importa, dondolo o scivolo poco conta, immersione o emersione è falsa questione, urge e incalza lo sfratto. E uno sfrattato di testa , pur sulla barricata del senso - intervento nel sociale, sa che l'avanguardia è splo anticipo della restaurazione, perchè quello ch in prima persona, abbiamo definito viru della storia, tutto riconvergerà nell'azione di sfratto. Gianni Liotti  allora compiange i fiori stremati, ironizza ed esor-bita, esaspera e rivendica, ride della supremazia architettata e cerca splendori di natura arrestandosi appena lo coglie la muta vertigine, il turbine che egli avverte nella tregua e nell'apparente serenità. Il presagio di sfratto lo rende lieto , pensoso, ribelle, assuefatto, indaffarato , inerte, sospeso, insom-ma , ma mai indifferente.